"Il programma era in crisi di ascolti. Hanno usato il caso"

L'ex dg Rai: "Alla trasmissione faceva comodo un po' di rumore. Le polemiche accendono i riflettori. E ha funzionato"

"Il programma era in crisi di ascolti. Hanno usato il caso"
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Non c'è dubbio: Antonio Scurati ha fatto parlare di sé, ma non per la qualità del suo monologo. Lo scrittore, piuttosto, è salito agli onori della cronaca a causa di una presunta censura operata a suoi dire da mamma Rai. Un martire della resistenza nostrana, che ha diviso la politica e riempito le pagine di tutti i giornali. Ma com'è possibile? Lo abbiamo chiesto ad Agostino Saccà, esperto di comunicazione ed ex direttore generale della Rai.

Secondo lei è un caso creato ad arte?

«Non credo che sia un caso creato ad arte. Credo, però, che abbiano approfittato della situazione».

In che senso?

«Beh, il programma era in crisi di ascolti e dopo il caso Scurati ha riconquistato un punto di share, sabato sera ha realizzato il 5% rispetto al suo solito 3%. Penso che alla trasmissione faceva comodo fare un po' di rumore. Sa, le polemiche accendono i riflettori. E pare abbiano funzionato».

Si parla di censura

«Io avrei fatto lo stesso, è una questione di regole. Mi sembra evidente che abbiano forzato la mano. Non è legittimo che il sabato prima delle elezioni in Basilicata, quando dovrebbe vigere il silenzio elettorale, vada in onda un comizio (perché di quello si tratta) senza alcun contraddittorio. Quel monologo era un attacco frontale al Presidente del Consiglio che non avrebbe potuto replicare. Parliamo di accuse fatte da un personaggio autorevole, riconoscibile. Scurati può spostare dei voti, e la Rai non può permettersi di mandare in onda comizi».

Loro parlano di libertà di pensiero

«Attenzione! È vero, lui è uno scrittore libero, ma la Rai avrebbe potuto essere multata dall'Authority che, lo ricordo, ha il compito di controllare tutto ciò che va in onda. Ricordo quando sotto la mia dirigenza fummo multati per oltre 400 mila euro a causa del programma di Michele Santoro, Sciuscià, che violò le regole della par condicio».

C'è una mail, però, pubblicata dal quotidiano «Repubblica», in cui la Rai cancella la partecipazione di Scurati per «questioni editoriali».

«Ma chi l'ha scritta questa mail, chi l'ha vista? Alcune cose si possono anche costruire eh. Non sarebbe la prima volta. Non dico che questo caso sia stato creato ad arte, badi bene. Ma chi ha scritto quella mail? Quali sarebbero le questioni editoriali? Io avrei detto chiaramente: Non si può fare questo monologo il giorno prima delle elezioni».

Secondo lei questo fa parte del disegno per «distruggere la Rai» come ha denunciato l'Amministratore delegato Roberto Sergio?

«Non credo. È strano che una giornalista si metta a leggere il monologo scritto da Scurati nonostante lo stop dei vertici. Bisogna capire bene cosa sia successo, come siano andate realmente le cose. Quando è arrivato il monologo di Antonio Scurati alla Rai?

Secondo lei c'è una rete a sinistra pronta a creare i casi perfetti per attaccare l'altra parte politica?

«Non lo penso, penso che il '900 sia finito 24 anni fa. Queste polemiche non servono a nulla. È evidente che non ci siano argomenti validi su cui attaccare il governo. E si fa polemica su queste piccole cose».

Serena Bortone, la conduttrice di «Che sarà», secondo lei ha voluto creare il caso?

«Avrebbe dovuto essere un po' più prudente. Lei ha fatto una forzatura».

Dopo aver letto il monologo di Scurati (gratuitamente concesso) la conduttrice ha esclamato: «Dissenso». Che ne pensa?

«Un giornalista è sempre terzo, se non è terzo non è un giornalista».

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