Chissà se c'è scritto anche sulla carta di identità. Professione: «islamico moderato». Tanto «moderato» da affermare esageratamente: «La poligamia è un nostro diritto civile». Ma dove, nei paesi arabi? «No, in Italia». Parola di Hamza Piccardo, fondatore dell'Unione delle comunità islamiche italiane (Ucoii) e padre di Davide Piccardo, figura di spicco del Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano (Caim).
Piccardo senior e Piccardo junior sono ormai dei «portavoce di Maometto» che i salotti televisivi si contendono, anche se i Piccardo's - più che integrasi alla nostra cultura - vorrebbero integrare noi a quella del loro amato Profeta. E non solo sul fronte religioso, ma pure su quello delle relazioni sentimentali. Così ieri il signor Hamza Piccardo ha detto la sua in tema di unioni civili. «Anche la poligamia è un diritto», il titolo del post su Facebook, accompagnato dalla fotografia del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, gran cerimoniere delle prime unioni omosex regolamentate dal ddl Cirinnà. «Una grande e storica giornata», l'ha definita un eccitatissimo Sala; decisamente più accorata la valutazione di Piccardo: «Io e milioni di persone non condividiamo la relazione tra persone dello stesso sesso». Il fondatore dell'Ucoii, più che le unioni gay, vede di buon occhio le unioni poligame: «Siamo una minoranza. L'intera società può accettarci tutti».
Quando Piccardo parla di «intera società», si riferisce ovviamente all'intera società italiana dove, anche per colpa di una legislazione ambigua, la poligamia è, se non accettata, quantomeno tollerata.
Secondo una ricerca condotta dall'Associazione donne marocchine in Italia, presieduta dall'ex parlamentare del Pdl, Suad Sbai, nel nostro Paese i bigami sono circa 20mila (non esistono statistiche ufficiali ma solo stime di riferimento), di cui la metà tra Lombardia e Veneto. Un esercito di «mogli di riserva» o «mogli di scorta» (senza nessun diritto per la nostra legge), frutto perverso di quel Corano e di quella Sharia che consente agli islamici di avere fino a 4 donne. Un fenomeno che - come dimostrato da una recente inchiesta del Giornale Controcorrente - sta crescendo in maniera esponenziale sull'onda dell'arrivo massiccio della popolazione musulmana. Un impatto cui lo Stato italiano mostra di essere inadeguato sotto il profilo normativo. La nostra giurisprudenza, in tema di poligamia e concubinaggio, ne è una prova clamorosa. La conferma viene dal giudice Dembele Diarra, ex vicepresidente della Corte penale internazionale: «In Italia è possibile essere poligami di fatto senza violare formalmente la legge, anche se essa sanziona il reato di bigamia». L'alto magistrato ha recentemente presieduto un summit fra esperti di diritto di famiglia di sette Paesi (Turchia, Italia, Francia, Mali, Bulgaria, Israele, Senegal). Le parole più sferzanti l'alto magistrato le ha riservate proprio al nostro Paese, dove «le donne sono vittime di questa gravissima forma di violenza che si chiama poligamia». Il motivo? «La vostra legge non è chiara e finisce col legittimare i matrimoni religiosi all'interno delle moschee: riti celebrati da imam privi di scrupoli che non richiedono nessun tipo di certificazione civile».
Una procedura contra legem che Ali Abu Shwaima, ex imam della moschea di Segrate, «poligamo praticante» (con due mogli e sette figli), non ha
difficoltà a confermare: «Personalmente ho celebrato decine di matrimoni religiosi. Non mi sento assolutamente in colpa. Il problema è solo di voi italiani. La legge è infatti dalla nostra parte».Con la benedizione di Allah.
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