Il balletto delle poltrone sta per iniziare. Il più imponente scossone della pubblica amministrazione non avverrà per opera del ministro Marianna Madia, ma per la chiusura delle province. Il 15 settembre la Conferenza Stato-Regioni dovrà arrivare a un accordo definitivo sulle competenze delle Nuove Province o Aeree Vaste. Un accordo che dà inevitabilmente il via a un balletto di 30mila poltrone. Dei 60mila dipendenti delle vecchie Province, che lo scorso aprile sono state cancellate dal decreto Delrio, almeno la metà dovranno essere ricollocati.
Con l'imminente intesa sulle competenze il personale delle vecchie Province dovrà essere ricollocato all'interno degli uffici di Regioni, Comuni e Stato. Come spiega Diodato Pirone sul Messaggero, infatti, la maggior parte dei circa 30mila lavoratori da spostare verranno dirottati sulle Regioni dove, però, non godranno degli stessi privilegi dei dipendenti regionali. Niente aumento di stipendio, niente contratto dorato. Altri verranno assorbiti dai Comuni, dalle Aree Vaste, dai tribunali e dal ministero del Lavoro. A complicare il quadro è la riforma del lavoro al vaglio del governo Renzi. "avvia un cambiamento generale degli equilibri della pubblica amministrazione italiana e del rapporto fra la politica e il territorio" Riforma che, come spiega lo stesso sottosegretario Gianclaudio Bressa, .
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