La proposta di Berlusconi: "Piano Marshall per la pace"

Il Cavaliere al seggio: "All'Ucraina 9mila miliardi. Io non sto dalla parte di Putin"

La proposta di Berlusconi: "Piano Marshall per la pace"

Una frase netta, scandita al Giornale: «Io non sto con Putin». E ancora, a corollario: «Non ho mai pensato che Forza Italia possa assumere posizioni diverse da quelle del governo, dell'Europa, degli Stati Uniti. Se ci sarà da votare, noi saremo da quella parte». Senza se e senza ma. E allora? «Oggi - riprende Berlusconi - stavo solo spiegando che la strada può essere quella di un intervento forte da parte di Occidente e Stati Uniti».

Una sorta di Piano Marshall: fermare i massacri, voltare pagine e ricostruire l'Ucraina. È quel che un Berlusconi sempre più preoccupato ha in testa quando nel pomeriggio si presenta al seggio.

Una domanda sull'esclusione della Meloni dal meeting di Scholz e Macron con Zelensky innesca un ragionamento che provoca un cortocircuito nel Palazzo. «Se fossi stato il presidente del consiglio - afferma il Cavaliere - io non sarei mai andato a parlare con Zelensky perché stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico molto, molto negativamente il comportamento di questo signore».

Il Cavaliere parla e alle sue spalle le telecamere inquadrano la scuola trasformata per un week end in seggio; eleganti signore con il cane in braccio superano il portone per raggiungere la cabina e scansano i turisti che invece si dirigono verso il vicinissimo Cenacolo di Santa Maria delle Grazie.

Ma Milano è una cartolina piccola piccola perchè il leader di Forza Italia pensa a Kiev e alla sua tragedia. Ecco, il Cavaliere sempre più in pena per il disastro che si consuma nel cuore dell'Europa, immagina la ripartenza: «Il signor presidente americano dovrebbe prendere Zelensky e dirgli: è a tua disposizione, dopo la fine della guerra, un Piano Marshall per ricostruire l'Ucraina da 9 mila miliardi di dollari ma ad una condizione: che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perchè noi da domani non ti daremo più dollari e armi».

Un ragionamento tagliente, non proprio in linea con le posizioni ufficiali della coalizione di governo e con quelle dei partner occidentali che sostengono Kiev nella sua battaglia contro l'aggressore russo. Con chi sta il Cavaliere? È lo stesso Berlusconi il primo a darne una lettura non spacca Nato, ma accorata, addolorata, e tesa a scuotere l'Occidente per trovare una exit strategy, come reclama pure il Papa: «Io non sto con Putin - sottolinea nel colloquio serale con il Giornale - oggi stavo solo spiegando che nelle condizioni date, per far venire meno massacri di civili e militari, la strada può essere quella di un intervento forte da parte di Occidente e Stati Uniti per ricostruire l'Ucraina. Noi - chiarisce il Cavaliere - non abbiamo mai votato contro interventi in favore dell'Ucraina e non abbiamo mai fatto mancare il nostro appoggio a Kiev».

Non è facile tenere insieme tutto questi elementi e certo le dichiarazioni pomeridiane di Berlusconi provocano un mezzo terremoto.

«Giorgia Meloni - attacca la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi - è d'accordo con le parole inquietanti pronunciate da Berlusconi sulla guerra in Ucraina?». Altrettanto tranchant Carlo Calenda: «Berlusconi ricomincia con i suoi vaneggiamenti putiniani. Pessimo». «Le incredibili dichiarazioni di Berlusconi - aggiunge Mariastella Gelmini, vicesegretario di Azione - richiederebbero una presa di distanza immediata del governo italiano».

Poi, arrivano al Giornale le chiose dello stesso Berlusconi. E pure quelle di Antonio Tajani. «Forza Italia - scrive su Twitter il ministro degli Esteri - è da sempre schierata a favore dell'indipendenza dell'Ucraina, con l'Europa, con la Nato e con l'Occidente».

Non cambia niente, come filtra anche da Palazzo Chigi, pure se non si nasconde lo sconcerto per quelle frasi; infine un comunicato di Forza Italia conferma la linea di sempre: «Berlusconi non ha nominato Putin e il suo sostegno all'Ucraina non è mai stato messo in dubbio; semmai il Cavaliere è preoccupato e vorrebbe evitare la prosecuzione del massacro». Ma Berlusconi non sta con Putin.

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