C'è chi non ne può più della didattica a distanza e vuole tornare in classe ad ogni costo, chi in aula ci tornerebbe pure ma non si sente sicuro e quindi frena e anche chi, seppur non può dirlo apertamente, si è affezionato questa nuova modalità e non vuole rinunciare alla comodità di seguire le lezioni dalla propria cameretta. Anche perché le interrogazioni e le verifiche dietro ad uno schermo fanno decisamente meno paura.
La confusione che regna sulla scuola contagia gli studenti. Ieri circa 650mila di loro sono tornati sui banchi tra manifestazioni e occupazioni per esprimere il loro malessere sull'incertezza che li circonda. Sono sempre più spaesati e questo si riflette sulle motivazioni delle loro proteste, spesso contrastanti. Per lo più lamentano incertezza, ambiguità da parte del governo e, soprattutto, mancanza di sicurezza nelle classi. Molti non vogliono più saperne della dad, altri invece non la vogliono abbandonare. «Il piano per la riapertura non lascia alcuna garanzia in termini di sicurezza sotto vari aspetti e non tutela in alcun modo lo stato psicofisico dei ragazzi», scrivono alcuni studenti di Roma in una lettera aperta. Nel mirino ci sono le carenze dei trasporti pubblici, che hanno costretto gli istituti a sfalzare gli ingressi, costringendo molti studenti ad entrare alle dieci per poi uscire alle quattro del pomeriggio, quelle finestre sempre aperte durante le lezioni, quei pranzi obbligati seduti al banco.
A Milano, invece, il comitato in difesa della scuola protesta davanti all'Ufficio scolastico regionale, dopo aver chiuso con catene e lucchetti gli ingressi e aver riempito le pareti di cartelli con la scritta «Chiuso per incompetenza». Si chiedono più spazi, più trasporti, più assunzioni, più sicurezza, più soldi. «È arrivato il momento che i giovani si riprendano i loro diritti, il loro presente e il loro futuro», dicono gli studenti. Rientro a scuola con occupazione per diversi licei milanesi: i ragazzi vogliono tornare in classe, in sicurezza, anche se la Lombardia è in zona rossa. Anche a Roma gli studenti protestano contro la dad. Molti scioperano, organizzano sit-in davanti alle scuole, poi si ritrovano in piazza del Pantheon per chiedere alle istituzioni «ogni sforzo affinché la scuola rimanga aperta nei prossimi mesi nelle migliori condizioni possibili, senza continui rinvii, cambiamenti, incertezze». Oltre 40 rappresentanti di scuole della capitale chiedono ancora un periodo in dad per assicurare una maggiore sicurezza.
Ognuno per la sua strada. In Emilia Romagna, dove nei giorni scorsi il Tar ha annullato l'ordinanza regionale che imponeva la didattica a distanza, tanti temono questo ritorno in presenza al 50 per cento. C'è paura per il virus e ansia di contagiare i familiari, come testimoniano gli studenti dello storico liceo Righi di Bologna: «Siamo in piena epidemia. Non era questo il momento giusto per tornare in presenza», dice una ragazza di quarta. «Avrei preferito tornare il 25 gennaio. Una settimana in più per organizzarsi sarebbe servita», ragiona un suo compagno.
Il partito di chi è favorevole alla dad è numeroso. Nei giorni scorsi è stata lanciata una petizione che ha raggiunto quasi 200mila firma in cui si chiede di proseguire con la didattica a distanza nelle superiori fino alla fine dell'emergenza.
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