La prudenza del governo italiano

Tajani: "La Corte non abbia ruolo politico". Contestata l'equiparazione ad Hamas

La prudenza del governo italiano
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«Rispettiamo la Corte, ricordando che deve svolgere un ruolo giuridico, non politico». La notizia del mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti di Benjamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant suscita perplessità e imbarazzo nel governo italiano.

L'idea di fondo è che si tratti di un provvedimento sbagliato destinato a rendere ancora più esplosivo uno scenario già fin troppo complesso. Inoltre tutti informalmente ritengono non condivisibile mettere sullo stesso piano un premier eletto e le organizzazioni terroristiche. L'esecutivo però preferisce non esporsi troppo ufficialmente, anche se gli umori sono facilmente leggibili.

«L'Italia sostiene la Corte penale internazionale ricordando sempre che svolge un ruolo giuridico e non politico» dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani da Parigi. «Hamas è un'organizzazione terroristica e bisogna separare le due cose. Valuteremo insieme ai nostri alleati come valutare questa decisione e come affrontare questa vicenda». Chi entra più nel merito è Guido Crosetto. Se Netanyahu venisse in Italia «dovremmo arrestarlo, siamo tenuti ad applicare la sentenza» dice il ministro della Difesa a Porta a Porta. «Io posso ritenere che la sentenza sia sbagliata e per me lo è, perché mette sullo stesso piano il presidente israeliano e il capo degli attentatori di Hamas. Sono due cose completamente diverse». Tuttavia «aderendo noi alla Corte dobbiamo applicare le sue disposizioni. Se venissero in Italia Netanyahu e Gallant dovremmo arrestarli. Non si tratta di una scelta politica, dobbiamo applicare questa sentenza, come ogni stato che aderisce. L'unico modo per non applicarla sarebbe uscire dal trattato».

Un giudizio molto duro arriva anche da fonti della Lega. «Si tratta di una richiesta assurda, una sentenza politica filo-islamica, che allontana una pace necessaria». Sempre nella maggioranza chi si attesta sulle frequenze di una condanna piuttosto ferma è il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «Stimo Netanyahu, è il capo democratico di un Paese aggredito che rischia lo sterminio. Se la Corte penale internazionale cerca persone da arrestare, le trova a Gaza, tra le file di Hezbollah in Libano o degli Houthi nello Yemen: si occupino di terroristi internazionali». E anche l'azzurro Alessandro Cattaneo parla di una sentenza che «genera confusione». «L'obiettivo comune è la lotta al terrorismo, un compito che in qualche modo Israele svolge anche per noi. Tajani è impegnato in un costante lavoro di mediazione e di ricerca della pace. Ma questa sentenza rischia di allontanare dall'obiettivo».

Nell'opposizione i Cinquestelle partono alla carica contro il titolare degli Esteri. «Le sue parole sono scioccanti e vergognose e confermano il disprezzo del governo per il diritto internazionale e la complicità con un criminale di guerra» dichiarano i parlamentari delle Commissioni Esteri e Difesa. Per il responsabile Esteri del Pd Peppe Provenzano «è partito l'attacco alla Corte penale internazionale. L'Italia ha il dovere di rispettarla ma anche quello di adeguarsi alle sue decisioni».

In controtendenza Italia Viva con Raffaella Paita e Ivan Scalfarotto che ritengono «impensabile equiparare esponenti di un governo liberamente eletto con il vertice di un'organizzazione il cui unico obiettivo statutario resta la cancellazione dello Stato di Israele».

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