La pugile Carini testimonial della società del Ponte. I colpi bassi degli "haters"

Ha abbandonato il ring contro Imane Khelif diventa bersaglio di sfottò e insulti sui social

La pugile Carini testimonial della società del Ponte. I colpi bassi degli "haters"
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Angela Carini vorrà probabilmente dimenticare in fretta l'Olimpiade di Parigi. L'atleta della Polizia di Stato è diventata bersaglio dell'odio in rete e l'accusa più frequente nei suoi confronti è quella di essere diventata strumento del centrodestra. Questo perché ha ricevuto solidarietà dopo aver abbandonato il ring dell'incontro con Imane Khelif a seguito di due pugni troppo forti anche per lei che di esperienza di combattimento ne ha parecchia. Di sicuro ne ha più di tutti quelli che oggi la insultano e la denigrano.

Di recente, la pugile è stata scelta dalla società WeBuild (che dovrà costruire il Ponte sullo Stretto di Messina) insieme ad altri volti della spedizione Azzurra di Parigi quali, per esempio, Alice Ballandi e Caterina Banti. Sono cinque le atlete che prestano il volto alla nuova campagna dedicata allo sport. E così si è passati dagli sfottò sul fatto che Carini abbia scoperto solo durante le Olimpiadi di Parigi che nella boxe si prendono pugni a quelli relativi al Ponte sullo Stretto.

«Speriamo che il ponte duri più del match di Carini», si legge in un commento. E ancora: «Si ritirerà il Mar Mediterraneo». E si prosegue con: «Si spiega la sceneggiata. Peccato che una persona per bene (Khelif, ndr) sia stata insultata e fatta soffrire». E poi: «Una volta le destre sceglievano profili vincenti». Al di là dell'ignoranza in purezza che emerge da questi commenti, a colpire è la capacità di politicizzare qualunque cosa in Italia. E facendo un passo indietro emerge come siano stati in realtà due gli elementi che a una certa parte di Paese hanno reso invisa Carini: la sua appartenenza alle forze dell'ordine e l'incontro con un'atleta nordafricana.

Tanti sono stati i meme realizzati contro l'atleta delle Fiamme Oro. «Quando la guardia è abituata a essere l'unica che mena», si legge in uno di questi realizzato utilizzando lo scatto in cui Carini piange dopo l'incontro. Oppure: «Non si aspettava che a una nordafricana fosse permesso reagire». Il presupposto su cui si basano queste battute del web si basa sul pregiudizio per il quale le forze dell'ordine (chiamate dispregiativamente guardie) godano nel picchiare gli stranieri.

E infatti ecco che, tra gli altri commenti, si trova anche: «La lotta era impari perché era sprovvista del suo tonfa e scudo, altrimenti sai che mazzate». Si punta spesso il dito sui politici ma a far politica è evidente siano i soliti leoni da tastiera.

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