Il pugno dei leader occidentali: ecco i tank Abrams e Leopard. "Non è un'offensiva anti russa"

Dopo la Germania e la Gran Bretagna, anche gli Usa rompono gli indugi e inviano i carri armati Abrams in Ucraina

Il pugno dei leader occidentali: ecco i tank Abrams e Leopard. "Non è un'offensiva anti russa"

Dopo la Germania e la Gran Bretagna, anche gli Usa rompono gli indugi e inviano i carri armati Abrams in Ucraina.

Ad annunciarlo è stato il presidente americano Joe Biden dopo aver sentito al telefono i principali alleati europei, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Rishi Sunak. «Ho avuto una lunga conversazione con Scholz, Macron, Sunak e Meloni. Siamo uniti nel sostegno all'Ucraina» a dispetto della Russia che si aspettava che «ci saremmo separati», ha affermato il comandante in capo, confermando dalla Casa Bianca l'invio di 31 carri armati Abrams su raccomandazione del Pentagono. «Gli Abrams sono i tank più potenti al mondo», ha continuato, avvertendo che «la nostra non è un'offensiva contro la Russia, ma aiutiamo l'Ucraina a difendersi». E ribadendo pure che «la Germania non mi ha costretto a cambiare idea». Biden ha precisato che l'addestramento della forze di Kiev «inizierà presto», ma gli Abrams sono molto complessi e «ci vorrà tempo». Il Washington Post ha sottolineato che i tank saranno acquistati dai produttori anziché trasferiti dalle scorte militari americane esistenti, e non arriveranno per mesi, mentre i funzionari dell'amministrazione hanno sottolineato che gli Abrams fanno parte di una pianificazione a lungo raggio.

Il piano è quindi di trasferire subito i Leopard, che attualmente si trovano in tutta Europa, in tempo perché Kiev possa difendersi dall'attesa offensiva russa di primavera e lanciare la propria controffensiva. Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, da parte sua, ha dichiarato che i Leopard 2 dalla Germania potrebbero essere consegnati in circa tre mesi. E da Palazzo Chigi hanno fatto sapere che prendendo atto della situazione sul terreno a quasi un anno dall'invasione russa, i leader hanno ribadito l'importanza di una costante forte coesione tra alleati nel continuare a fornire assistenza a Kiev a 360 gradi. Secondo il tedesco der Spiegel, con l'ok di Berlino gli alleati europei sono pronti a trasferire 80 Leopard, per formare due battaglioni di 40 panzer. Sono 12 i Paesi pronti a fornire i tank tedeschi secondo il giornale. I Leopard vanno ad aggiungersi ai 31 Abrams e ai Challenger promessi dal governo britannico.

Il presidente Volodymyr Zelensky, intanto, ha «ringraziato» Berlino, Londra e Washington, pur sottolineando che «parlando francamente, il numero di carri armati e il tempo di consegna all'Ucraina sono cruciali». Il leader di Kiev ha anche sentito il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, con cui ha «discusso un ulteriore consolidamento dei partner per il sostegno dell'Ucraina, in particolare l'ampliamento della coalizione dei carri armati e lo sblocco di tipi qualitativamente nuovi di armi».

La mossa annunciata da Biden, intanto, ha scatenato l'ira di Mosca. I carri armati americani «bruceranno nello stesso modo degli altri», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, precisando: «Sono convinto che molti specialisti comprendano l'assurdità» di inviare tank in Ucraina. «Sotto l'aspetto tecnologico questo è un piano abbastanza fallimentare, e soprattutto una chiara sopravvalutazione del potenziale che andrà ad aggiungersi alle forze armate ucraine - ha aggiunto - Tutto questo - ha spiegato ancora Peskov - ricadrà prima di tutto sulle spalle di quelli che in Europa pagano le tasse mentre gli americani come sempre come minimo non subiranno perdite, ma molto probabilmente ne trarranno profitto».

E l'ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, ha sottolineato che le forze armate di Mosca distruggeranno i carri armati Abrams e altri equipaggiamenti militari della Nato se verranno forniti all'Ucraina, sottolineando che Washington vuole infliggere alla Russia una «sconfitta strategica».

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