La Spagna in stallo è nelle mani di Carles Puigdemont, il leader in esilio degli indipendentisti catalani di Junts. Quasi un mese e mezzo dopo le elezioni del 23 luglio i cui risultati hanno reso la formazione del governo un sudoku diabolico, sono i sette deputati agli ordini di Puigdemont a poter far pendere la bilancia da una parte o dall'altra degli opposti schieramenti: con quel +7 i conti tornerebbero, seppur in modo estremamente risicato, sia per il blocco progressista incrostatosi attorno al Psoe del premier uscente Pedro Sánchez, sia per l'asse di centrodestra Pp-Vox, già accordatisi per portare Alberto Nunez Feijòo alla Moncloa.
Prima però c'è da cedere al ricatto di Puigdemont, le cui condizioni sono note: una legge di amnistia immediata, l'abbandono completo della via giudiziaria contro l'indipendentismo catalano e la creazione di un meccanismo di mediazione e verifica di futuri accordi, incluso il riconoscimento della legittimità del referendum di autodeterminazione in Catalogna del 2017. Rospi difficili da digerire sia per Sánchez sia per Feijòo. «Siamo in un vicolo cieco», ha detto all'indomani dell'incontro con la numero due del governo ad interim e leader di Sumar, Yolanda Diaz. «Non accetterò nessun ricatto per l'investitura», ha detto da parte sua Feijòo, che ieri ha avuto un faccia a faccia con Santiago Abascal, leader di Vox, nel quadro del giro di consultazioni in vista del voto sulla sua investitura al governo, i prossimi 26 e 27 settembre. Il Pp è stato il netto vincitore delle elezioni del 23 luglio ma il deludente risultato del partito populista di estrema destra Vox ha fatto sì che la somma dei seggi a loro disposizione è di quattro unità inferiore alla maggioranza assoluta, che tuttavia dice di non essere disposto a ottenere «a qualunque costo». Sullo stallo è intervenuto ieri l'ex premier Felipe Gonzàlez.
«La Costituzione non è un chewin-gum, non entrano né l'amnistia né l'autodeterminazione», ha commentato in un'intervista radiofonica a Onda Cero.Se nessuno dei due schieramenti accoglierà le inaccoglibili richieste degli indipendentisti catalani, la prospettiva è quella di un ritorno al voto tra fine 2023 e inizio 2024.
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