L'apertura c'è, e l'intenzione anche. Al telefono, poi bisognerà vedere se le parole seguiranno i fatti. Intanto il presidente russo, Vladimir Putin ha risposto al telefono e ha parlato con Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Una telefonata di 90 minuti con la promessa di rimanere in contatto. «Continueranno a comunicare per telefono», ha assicurato Peskov, il portavoce del Cremlino. In mezzo tanti temi cruciali. L'urgenza di sbloccare il grano, Putin che si è detto (come già altre volte) aperto al dialogo, esprimendo la sua disponibilità al dialogo con Kiev. Il cancelliere tedesco e il presidente francese hanno chiesto «un cessate il fuoco immediato» e «un ritiro delle truppe russe» dall'Ucraina. I due leader di Francia e Germania hanno chiesto a Putin di intrattenere «seri negoziati diretti» con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e di trovare una soluzione diplomatica al conflitto. Al capo di Stato russo hanno fatto appello anche per un miglioramento della situazione umanitaria della popolazione civile ucraina. La visione russa che prevede lo stesso copione: «è stata data speciale attenzione allo stato delle cose sul binario dei negoziati, che è congelato a causa di Kiev. Vladimir Putin ha confermato che la Russia è aperta a riprendere il dialogo», si legge nel comunicato russo. Zelenski che risponde a stretto giro: «La domanda non è cosa voglio negoziare con lui, la questione è che non c'è nessun altro con cui negoziare. Ha costruito uno stato in cui nessuno decide nulla. Pertanto non importa che cosa dica il ministro degli Esteri. Non importa se manda una delegazione a parlare con noi. Tutta questa gente non è nessuno, purtroppo». Dunque, secondo l'Ucraina solo parole vuote quelle russe, giusto di facciata: tanto che il capo negoziatore ucraino, Mijailo Podolyak, ha escluso la possibilità di risolvere il conflitto con la Russia attraverso il dialogo e ha affermato che, anche se si raggiungesse un accordo, questo «non varrebbe un centesimo». Impossibile trattare con un Paese che «mente sempre cinicamente».
E poi c'è la questione del grano. Urgente, urgentissima, dei 22 milioni di tonnellate del cereale custoditi nei silos e in attesa di uscire dai porti ucraini, bloccati dalla Russia. Zelensky teme la «catastrofe» per la sicurezza alimentare globale con le principali rotte di esportazione del Mar Nero e Mar d'Azov sbarrate. «La carestia non viene da sola», ha aggiunto, «è sempre accompagnata da un caos politico che esacerba la situazione, rovina la vita delle persone. A luglio, quando molti Paesi esauriranno le scorte del raccolto dell'anno scorso, diventerà evidente che la catastrofe sta davvero arrivando».
Anche qui due visioni opposte: Putin punta il dito contro l'Occidente e a Macron e a Scholz ribadisce che i problemi di approvvigionamento alimentare sono causati dalle sanzioni occidentali, «il risultato delle fuorvianti politiche economiche e finanziarie dei paesi occidentali, così come delle sanzioni anti russe che hanno imposto», e poi la promessa: la Russia «è pronta a trovare soluzioni per esportazioni del grano senza ostacoli, comprese esportazioni di grano ucraino dai porti del Mar nero», afferma il Cremlino. L'Ue intanto sta valutando l'attivazione di una missione navale per esportare i milioni di tonnellate di grano che sono bloccati dalla Russia nei silos in Ucraina. Lo scrive il quotidiano spagnolo El Pais. Bruxelles teme fortemente la carestia nei Paesi dipendenti dal grano ucraino e teme dunque l'instabilità politica e le migrazioni da Sud verso Nord. Ma anche in questo caso la Russia non sembra d'accordo ma anzi: «Le dichiarazioni di Washington e Bruxelles si moltiplicano con le proposte di svuotare i depositi di grano per fare spazio a un nuovo raccolto», osserva Putin. «Molte delle regioni ucraine non hanno svolto completamente il lavoro sui campi primaverili e questo può portare a scarsità alimentare.
In nessun caso il grano dovrebbe essere esportato» perchè «gli stessi ucraini ne soffrirebbero. Per quanto riguarda il cibo, è necessario prima capire che tipo di equilibrio si creerà nel Paese dopo la raccolta del grano in autunno». Un avvertimento?
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