Non c'era il tavolo lungo sei metri nell'incontro al Cremlino tra Putin e Lukashenko, e non è casuale che i due leader abbiano scelto di dar vita ai colloqui separati soltanto da un tavolinetto basso. Le foto parlano chiaro: sovrapponendo gli scatti con quelli dei bilaterali con Macron e Scholz traspare la maggiore e minore distanza politica tra Putin e i suoi interlocutori. La scelta dei tavoli è opera di Dmitry Peskov, che non è soltanto il portavoce del Cremlino, ma anche uno dei più importanti consigliere del presidente.
La differenza di arredamento vuole rimarcare il concetto che Francia e Germania sono nemici, e la Bielorussia un prezioso alleato, e che soprattutto le misure anti Covid non c'entrano nulla. Non a caso proprio sul confine bielorusso a Nord dell'Ucraina, Putin ha piazzato 30mila combattenti, insieme a carri armati, sistemi missilistici terra-aria, e caccia Sukhoi supersonici, per tentare una possibile invasione e raggiungere Kiev in meno di tre ore.
Il ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei ha dichiarato che al termine delle esercitazioni, tutti i militari russi lasceranno il Paese. In un primo tempo le operazioni si sarebbero dovute concludere oggi, 20 febbraio, ma sono state prorogate di un'altra settimana.
Putin e Lukashenko hanno discusso di una potenziale risposta congiunta a quella che hanno chiamato «aggressività dell'Occidente». Lukashenko ha chiarito che «dopo anni di ritardi e di incomprensioni, sono stati compiuti seri progressi nell'integrazione dei sistemi economici, politici e militari dei due Paesi». Putin da parte sua ha rimarcato la stretta alleanza parlando di «continuo e virtuoso coordinamento delle nostre posizioni». Affermazioni ratificate ieri dalla supervisione congiunta delle nuove operazioni delle forze di deterrenza strategica russa.
Si tratta di esercitazioni nucleari su larga scala per testare missili balistici e da crociera. Nelle esercitazioni sono coinvolte le forze aerospaziali, il distretto militare meridionale e le forze missilistiche strategiche. Tutto questo mentre navi e sottomarini delle flotte del Nord e del Mar Nero hanno effettuato lanci di missili da crociera Kalibr e missili ipersonici Zircon su obiettivi marittimi e terrestri.
Sulla carta Bielorussia e la Russia hanno iniziato una strettissima collaborazione, anche militare, sul finire degli anni Novanta, quando l'allora capo del Cremlino Boris Eltsin concordò con Lukashenko di formare un cosiddetto stato sindacale. Un accordo che Lukashenko riteneva potesse portare addirittura a un dominio di Minsk su Mosca, alla luce della debolezza di Eltsin, tormentato da problemi di salute. Da quando però Putin l'ha sostituito al Cremlino nel 2000, Lukashenko è stato rimesso al suo posto.
Anche il summit dei due leader ha contribuito a generare nuovi segnali di tensione: Francia e Germania hanno raccomandato ai connazionali di lasciare Kiev, e la compagnia di bandiera tedesca Lufthansa (imitata dalla Swiss) annullerà da lunedì i voli per Kiev. La Germania aveva già consigliato ai tedeschi di lasciare il Paese una settimana fa, ma ora il messaggio viene riformulato con maggiore forza: «Le tensioni tra la Russia e l'Ucraina sono aumentate ulteriormente in vista della massiccia presenza e dei movimenti di unità militari russe vicino ai confini ucraini», avverte il ministro degli Esteri Annalena Baerbock. L'omologo francese, Jean-Yves Le Drian, aggiunge, «coloro che si trovano nelle regioni di Charkiv, Lugansk, Donetsk e Dnipro, sono invitati a lasciare le aree senza indugio». Anche la Nato ha chiuso i suoi uffici a Kiev, evacuando il personale a Leopoli (dove si è insediata l'ambasciata canadese), a 70 chilometri dal confine con la Polonia. Gli stranieri scappano da Kiev, anche se la situazione nella capitale sembra più che accettabile. La vita di tutti i giorni non somiglia a quella di una città in una situazione di attacco imminente. Negozi e ristoranti sono pieni, e sulle autostrade che circondano la città ci sono grandi ingorghi indotti da chi deve andare al lavoro.
Il presidente Zelensky si aggrappa anche a questa condizione di quasi normalità, invocando un incontro chiarificatore con Putin. Parlando alla conferenza sulla sicurezza di Monaco ha ribadito tuttavia che è pronto a proteggere il Paese «con o senza l'aiuto dei nostri partner. L'Ucraina desidera la pace, l'Europa anche, la Russia sostiene di non voler intervenire, qualcuno sta mentendo».
A margine del suo intervento ha anche avviato consultazioni sul «Memorandum di Budapest», denunciando il non funzionamento. L'accordo, firmato nel 1994, avrebbe dovuto garantire la sicurezza dell'Ucraina in cambio dell'abbandono del potenziale nucleare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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