L'Europa chiude le porte al vaccino russo Sputnik. In questa fase di carenza di dosi, che sta stravolgendo i tempi delle campagne vaccinali, Bruxelles riesce ancora a sorprendere per le sue scelte. Thierry Breton, il Commissario incaricato per i vaccini, ha infatti annunciato che l'Ue «non avrà assolutamente bisogno del vaccino russo Sputnik V», aggiungendo che «bisogna dare la priorità ai vaccini prodotti in Europa».
Immediata la replica di Mosca, che non accetta quella che definisce una «discriminazione». Il presidente Vladimir Putin si è detto infatti «stupito» dalle dichiarazioni di Breton. «È sorprendente che uno dei funzionari della Commissione europea abbia detto che la Ue non ha bisogno dello Sputnik V ha detto ieri il leader del Cremlino - Questa è una strana affermazione». Putin (che oggi si vaccina con il prodotto russo) ha sottolineato che molti in Europa non sono a conoscenza che la Russia abbia inviato due mesi fa una domanda ufficiale di registrazione all'Ema. «L'abbiamo presentata il 21 gennaio 2021 e solo il 4 marzo è arrivata la decisione di cominciare la valutazione». Il presidente russo non ha nascosto il disappunto. «Non imponiamo nulla a nessuno ha affermato -, ma quando sentiamo tali dichiarazioni sorge il dubbio: queste persone rappresentano e difendono gli interessi di chi? Quelli di alcune aziende farmaceutiche o dei cittadini europei?». Anche il viceministro degli Esteri russo, Alexander Grushko, non ha risparmiato qualche frecciata a Bruxelles. «Il nostro vaccino ha dovuto affrontare una campagna di disinformazione e discriminazione da parte delle istituzioni europee».
Le parole del commissario Ue Breton non chiudono solo la porta allo Sputnik, ma sembrano essere anche un messaggio a quei Paesi che in Europa, Germania e Italia in testa, vogliono accelerare la campagna vaccinale, guardando anche alla Russia per raggiungere l'obiettivo. D'altronde, sia Angela Merkel sia Mario Draghi hanno detto chiaramente che, se lo Sputnik sarà autorizzato e non dovesse partire un ordine d'acquisto europeo, Germania e Italia potrebbero percorrere una strada per conto proprio. Secondo Bruxelles non ce ne sarà bisogno e, ostentando fiducia, Breton ha annunciato che saranno sufficienti i vaccini prodotti in Europa e che entro il 14 luglio il Vecchio Continente «avrà raggiunto l'immunità». Se lo augurano tutti. Ma visti i gravi errori nella stesura dei contratti di fornitura, nei quali la Ue è stata più concentrata sull'abbassare i prezzi piuttosto che sul pretendere rigore nelle consegne, le perplessità sono naturali. In un momento in cui la vera emergenza è procurarsi più vaccini possibili, la priorità sembra invece quella di fare distinzioni fra buoni e cattivi. Buoni e cattivi non riferito alla qualità dei vaccini, ma alla nazionalità dei produttori.
Il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, ha cercato di gettare acqua sul fuoco affermando che per lo Sputnik V «la porta non è chiusa per sempre» e che la decisione «può essere rivista». Alle calende greche.
L'Agenzia europea del farmaco, infatti, ha annunciato ieri che appena il 10 aprile i suoi esperti saranno in Russia, dove valuteranno la conformità del vaccino «con gli standard Ue». Se hanno aspettato quasi tre mesi solo per dare il via alla prima valutazione, figuriamoci i tempi per una possibile approvazione.
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