Putin torna a minacciare. "Armi nucleari avanzate". Kiev più vicina alla Nato

Lo Zar agita di nuovo lo spettro atomico mentre Stoltenberg torna in Ucraina: "Presto nell'Alleanza"

Putin torna a minacciare. "Armi nucleari avanzate". Kiev più vicina alla Nato
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Sono tante le armi a disposizione del presidente russo Vladimir Putin. Ma oltre missili e bombe e aerei e tank, quella che forse lo zar preferisce è la minaccia. La usa spesso, contro tutti. Costa poco e ha il pregio di poter essere ripetuta, ribadita e anche ingigantita a seconda del momento. E così lo Zar, come ha fatto ciclicamente negli ultimi 15 mesi, torna ad agitare lo spettro nucleare dicendo che Rosatom, l'agenzia per l'energia atomica russa, «sta lavorando alla creazione di armi avanzate in grado di mantenere l'equilibro strategico nel mondo», non esattamente un messaggio distensivo. «Stanno risolvendo attivamente i problemi legati all'introduzione di tecnologie innovative nei settori energetico e spaziale, nella medicina nucleare, nell'ecologia e nella modernizzazione del nucleare flotta di rompighiaccio», ha detto, specificando poi che «partecipano alla creazione di armi avanzate in grado di mantenere l'equilibrio strategico nel mondo», ha detto Putin, come se il suo Paese o lui stesso potessero ergersi al ruolo di garante di qualcosa di anche soltanto vicino a un equilibrio mondiale. Nel contempo, la Russia ha deciso che aumenterà del 70% la sua spesa per la Difesa nel 2024, arrivando a circa 106 miliardi di euro, facendo presagire un impegno bellico che durerà ancora a lungo.

Putin, che ha incontrato ieri il leader ceceno Ramzan Kadyrov, smentendo quindi che si trovi in gravi condizioni di salute, evidentemente non ha avvisato il suo ministro degli esteri Sergei Lavrov che ieri si è lanciato in un «siamo pronti a negoziare», anche se, come di consueto, specificando che, a suo dire, bisogna «tenere conto della realtà sul terreno» e degli «interessi della sicurezza russa». Il che significa solo aria fritta. Al punto che lo stesso Lavrov annoveri tra le condizioni per dialogare che vengano considerati «gli interessi di impedire la creazione di una forza ostile ai confini della Russia, un regime nazista». Consueti deliri.

Nel frattempo continuano le grandi manovre di Kiev tra trattative politiche e offensiva sul campo. Ieri il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg era in Ucraina dove ha incontrato il presidente Volodymyr Zelensky garantendo un rapido ingresso di Kiev nella Nato. «Gli alleati della Nato continuano a fornire supporto alla vostra difesa per aiutarvi a respingere l'invasione», ha detto Stoltenberg che ha portato simbolicamente in dote i primi carri armati Abrams, sofisticati sistemi missilistici e difese aeree, con la promessa di avere presto a disposizione anche i caccia F-16. «Si tratta di uno sforzo collettivo da parte di tutti gli alleati nativi con equa condivisione degli oneri di quasi 100 miliardi di euro, circa la metà è arrivata dagli Stati Uniti e l'altra metà dagli alleati europei della Nato e dal Canada», ha spiegato Stoltenberg perché «più forte diventa l'Ucraina, più ci avviciniamo alla fine della guerra. La Russia può fermare la guerra oggi, l'Ucraina non ha questa scelta», ha aggiunto. «Il nostro governo sta lavorando. Non abbiamo alternative a essere più forti», ha aggiunto Zelensky. - ha aggiunto il presidente - chiunque rafforza lo Stato, chiunque diventa più forte, chiunque contribuisce a lottare contro il nemico e ottiene risultati per l'Ucraina, tutti costoro ci avvicinano al nostro obiettivo».

Intantoi prosegue la controffensiva ucraina, anche se il capo dei servizi segreti militari Kyrylo Budanov ha fatto intendere che i tempi saranno lunghi.

«Sfortunatamente, la maggior parte della nostra offensiva ora si svolge a piedi», dovendo far fronte a un terreno in larga parte minato. Ecco perché l'utilizzo di droni, aerei e marini, continua ad avere u n ruolo chiave nel conflitto.

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