Le parole pronunciate dal presidente russo Vladimir Putin che hanno il sapore di un ricatto all'Europa «non forniremo energia a chi mette il price cap», sembrano aver sortito l'effetto opposto: ieri tutti i Paesi Ue hanno sottoscritto un documento comune indirizzato alla Commissione europea con la richiesta di «agire insieme sui prezzi del gas». Nella missiva realizzata al Consiglio Affari Energia di Praga, si legge: «Chiediamo alla Commissione un approccio comune su una serie di misure per affrontare i prezzi elevati del gas. Nelle ultime settimane abbiamo tenuto discussioni aperte e costruttive per affrontare la questione degli alti prezzi del gas. Siamo partiti da idee e documenti diversi. Ci siamo incontrati nello spirito del compromesso e nella convinzione condivisa che abbiamo bisogno di un terreno comune per aprire la strada a una forte risposta europea comune alla crisi». Quale sia questa risposta è ancora in fase di definizione ma i segnali di una svolta nel dibattito su come fronteggiare il caro energia, ci sono tutti. Iniziano a vedersi alcuni punti fermi: «C'è accordo generale sulla necessità di muovere verso acquisti comuni di gas entro il 2023», ha affermato il ministro ceco dell'Energia, Jozef Sikela, in qualità di presidente del consiglio Ue.
Nel mentre Putin è intervenuto al forum della Settimana dell'energia russa sostenendo che il «Nord Stream 2 è pronto a rifornire i paesi che aderiscono alle nostre condizioni», suscitando la replica di Berlino: «La Russia non è più un fornitore affidabile».
Sulla stessa linea del presidente russo l'amministratore delegato di Gazprom Aleksej Borisovic Miller che ha dichiarato: «Non ci sono garanzie che l'Europa sopravviva a questo inverno con le attuali riserve negli impianti di stoccaggio sotterranei di gas».
Proprio il tema del tetto al prezzo del gas continua ad essere il nodo del contendere tra i paesi Ue e, se è vero che nel documento congiunto firmato dai Ventisette ministri dell'Energia europei e diretto alla Commissione si cita il price cap, si legge che «le opinioni divergono su questa opzione». È probabile che una soluzione si possa trovare introducendo una forbice massima entro cui può oscillare il prezzo del metano.
Nel dibattito europeo si inseriscono le proposte avanzate in un documento da Germania e Olanda basate su «acquisti comuni di gas per gli stoccaggi, una diplomazia energetica più coordinata per il gas con partner affidabili, una ulteriore riduzione della domanda, un indice più rappresentativo, ma su base volontaria, al Ttf (il mercato del gas di Amsterdam ndr)». I due paesi non considerano un'opzione percorribile il price cap all'import di Gnl (gas naturale liquefatto) ma affermano che «può essere considerato un tetto al gas russo via gasdotto», una strada su cui si potrebbe convergere a livello europeo.
Elementi da tenere in considerazione in vista delle proposte della Commissione europea che saranno presentate martedì 18 ottobre come annunciato dal commissario Ue all'Energia Kadri Simson, sottolineando che i binari su cui si agirà sono quattro: una maggiore riduzione della domanda, la solidarietà tra Paesi Ue, un intervento sui prezzi e gli acquisti comuni di gas.
Simson ha poi aggiunto che «illustreremo in modo più dettagliato la proposta sul nuovo benchmark» perchè il Ttf olandese non rappresenta più il mercato. Giunti a questo punto l'importante è che non si perda altro tempo con un nuovo sfibrante dibattito sulle proposte della Commissione anche per non cedere alla linea russa.
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