Ma quale incubo: ecco il metodo Ludovica per un trasloco felice

Tempo, quaderni e... fate. I consigli di Amat per trasformare un'impresa in un'occasione

Ma quale incubo: ecco il metodo Ludovica per un trasloco felice

La prima causa di stress è un lutto familiare. E ci sta. La seconda un divorzio. E ci sta. La terza un trasloco. E non ci sta. Perché cambiare casa può anche trasformarsi in un'esperienza interessante, formativa, di crescita. In una parola: felice.

Si chiama Il trasloco felice. Manuale di sopravvivenza il libro scritto dalla giornalista Ludovica Amat ed edito da Enrico Damiani per scardinare i nostri pregiudizi su un momento da molti considerato un incubo. Il fatto è che Ludovica è una vera appassionata di cambi di casa al punto che una volta insistette a tal punto per collaborare al trasloco di un nuovo amico e fu così alacre che il tizio (comprensibilmente) scambio questo interesse come personale e prese a corteggiarla. Incerti del mestiere del traslocatore felice.

Ma Ludovica ci crede davvero, vuole fare proseliti. E nel volume snocciola, oltre a tante storie, sue e di suoi amici, molti consigli. Anche filosofici. C'è per esempio quello della caccia al tesoro, un «esercizio-gioco che rafforza l'animo di fronte al trasloco», e che consiste nella ricerca di una serie di oggetti legati agli snodi fondamentali della propria vita, né troppi né troppo pochi (diciamo che dovrebbero trovar posto in un solo scatolone) da portare nella nuova casa. C'è la faccenda delle tre Fate del trasloco, la fata Leone, la Fata Gatto e la Fata Chioccia, che svolgono ciascuna una specifica mansione nelle fasi dello svelamento (rendersi conto della «più o meno patologica tendenza ad accumulare migliaia e migliaia di cose che non sono (più) utili»), del discernimento (che aiuta a scegliere cosa portare e cosa no) e del lasciare andare (che ci consentirà di fare felice chi riceverà in dono gli oggetti e i vestiti da noi scartati).

Poi c'è anche la pratica. Il metodo Amat nel dettaglio non possiamo raccontarvelo (per quello bisogna leggere il libro) ma qualche consiglio spicciolo ve lo possiamo spoilerare. Ad esempio che secondo Ludovica i tre ingredienti fondamentali per un trasloco felice sono il tempo, la musica e un quaderno. Il primo serve come in una composizione musicale a dare il ritmo all'impresa, perché «c'è un tempo per le azione e uno per i pensieri, uno per lo svuotamento e uno per la ricerca di cose nuove, uno per il progetto e uno per le verifiche sul campo, uno per l'immersione totale e uno per la distrazione assoluta»; la musica, quella giusta, può essere di grande aiuto nel trasloco («personalmente - scrive Ludovica - prediligo brani pop per le parti più faticose, la musica classica mi aiuta nei passaggi che richiedono fantasia creativa, l'hard rock risolve qualche momento emotivamente drammatico»); il quaderno è il compagno di viaggio a cui affidare informazioni, progetti e pensieri, una specie di «capo cantiere che sa quando fare cosa e come».

Il trasloco felice necessita di un capo-progetto, ovvero di un componente della famiglia che prenda in mano la situazione e aiuti gli altri in un'impresa che sarà fatta di scatoloni, progetti, priorità. E che finirà all'alba del primo giorno nella nuova casa.

«Giro per casa, col cuore confuso da tante emozioni contrastanti e quella gioia infantile delle cose nuove, delle cose conquistate, di una nuova avventura tutta da cominciare. Una sensazione impagabile che auguro di tutto cuore a voi che vi state preparando al trasloco». Altrimenti che trasloco felice sarebbe?

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