"Ma quale speculazione. È colpa dell'Arabia Saudita"

Il presidente di Nomisma Energia: «Riad con il petrolio finanzia l'acquisto dei migliori calciatori del mondo»

"Ma quale speculazione. È colpa dell'Arabia Saudita"
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«Il costo della materia prima è fuori dal controllo europeo ed è in mano all'Opec e ai Paesi produttori. Noi possiamo fare poco». Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, è pessimista sull'andamento del prezzo del petrolio.

Che cosa sta succedendo al costo della benzina?

«Finora ci è andata bene nell'anno della crisi dell'Ucraina che ha coinvolto la Russia, uno dei principali produttori mondiali di petrolio. All'epoca temevamo uno choc energetico che, poi, c'è stato solo sul gas e non sul petrolio. I prezzi erano schizzati a 120 dollari, a maggio erano scesi a 70 dollari e adesso stanno risalendo, ma le associazioni dei consumatori si accorgono sempre degli aumenti e mai dei ribassi. A Pasqua nessuno si lamentava dei prezzi perché erano in calo».

Ma, quindi, la speculazione non c'è?

«C'è la stessa speculazione che ha portato Mancini a dimettersi dalla Nazionale. Le sirene dei soldi dei sauditi già in passato hanno portato a fare il campionato mondiale di calcio in Qatar. Siamo noi Paesi consumatori che paghiamo dei prezzi altissimi per il gas e il petrolio. Ecco, quella è la speculazione, ma in Italia il settore di distribuzione di carburanti è molto povero. Non si può chiamare speculazione quella di chi si approfitta della situazione perché ci sono consumatori ricchi e disattenti che fanno benzina dove il prezzo è 2,70 euro mentre il cartello del prezzo medio regionale fissa il prezzo a 1,90. È il libero mercato, ma ricordo che quello del carburante è il settore con la maggior trasparenza in Italia».

Si possono ridurre le accise?

«Prima di parlare di riduzione delle accise bisognerebbe ricordarci che l'Italia ha il debito pubblico più grande del mondo e non può permettersi di ridurre le entrate. Ogni anno, lo Stato spende 800 miliardi e ne incassa 600. Di questi 600 la maggior parte arrivano grazie alla tassazione petrolifera. Detto questo, si può ridurre l'Iva di un paio di centesimi, ma non di più. Bisognerebbe rifare l'accisa mobile».

Quando finirà?

«È già finita perché oggi il prezzo del petrolio sta scendendo e nei prossimi giorni ci saranno degli aggiustamenti al ribasso. Nel lungo termine vedremo cosa succederà perché il petrolio è una risorsa finita e bisogna fare investimenti dato che grandi quantità di oro nero arrivano dalla Libia, un Paese che ormai non esiste più così come il Venezuela. Molto spesso è proprio il petrolio a creare ingiustizie sociali e instabilità politica. Bisogna prepararsi perché l'instabilità del prezzo, al rialzo o al ribasso, ce l'avremo sempre».

Anche la guerra in Ucraina, quindi, influisce?

«No, è colpa dell'Arabia Saudita che vuole incassare di più perché il principe Mohammed bin Salman vuole comprare i migliori calciatori del mondo. I sauditi possono ridurre la produzione e puntare a un prezzo più alto. Infine, l'Occidente continua a ribadire che intende usare sempre meno petrolio, ma secondo me è molto difficile trovare delle alternative. Se oggi tagliamo gli investimenti, in futuro avremo meno offerta e prezzo crescente».

Le fonti rinnovabili non sono una soluzione?

«La seconda fonte

energetica dell'Italia, subito dopo il gas, è il petrolio e noi abbiamo ancora parecchi giacimenti non sfruttati per l'ostilità degli ambientalisti. Le fonti rinnovabili, infatti, non sostituiscono immediatamente la benzina».

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