Non è poì così raro imbattersi in percorsi politici atipici, se non altro perché le parabole di alcuni parlamentari, in termini ideologici, possono non essere lineari. Il caso dell'onorevole Alessandro Zan, però, sta balzando agli onori delle cronache condito da qualche stupore. Chi si sarebbe aspettato delle antiche simpatie provate nei confronti della Lega?
In questa specifica circostanza, c'è insomma qualche sorpresa in più rispetto al consueto: il primo firmatario del Ddl contro l'omotransfobia, infatti, risulta essere stato un elettore della Lega delle origini. Quella, per intenderci, targata federalismo ed Umberto Bossi. Anzi, Zan, ha in qualche modo provato a dire la sua sulla rotta che la Lega aveva tracciato per se stessa agli inizi degli anni 90'.
Il che contrasta di netto con il presente politico del padovano. Del resto, Alessandro Zan ha attaccato - come riportato da Repubblica - un parlamentare leghista, che è stato in qualche modo associato ad un comportamento che, secondo l'esponente del Partito Democratico, sarebbe stato incoerente: "In vacanza a Mykonos ho incontrato un deputato della Lega, del quale mi ricordo cartelli particolarmente aggressivi contro la legge Zan. Stava baciando un uomo", ha scritto l'onorevole di centrosinistra nel suo libro, che si intitola "Senza Paura". Insomma, Zan sembrerebbe non concepire la possibilità di avere una visione del mondo al netto della propria sfera privata. Ma non è questo il motivo della meraviglia provata tra gli addetti ai lavori in queste ore.
Il fatto è, più che altro, che l'onorevole Zan risulta essere l'autore di una lettera che risale al marzo del 1994 e che era indirizzata all'allora direttore de L'Indipendente Vittorio Feltri. Per mezzo della missiva, il giovane Zan criticava chi, in funzione della crescita elettorale di quella che all'epoca si chiamava Alleanza Nazionale, aveva deciso di passare con Gianfranco Fini e con i suoi colonnelli, abbandonando così Bossi ed il federalismo. A rivelare il retroscena è stata l'edizione odierna di Libero.
Contrarietà, dunque, nei confronti di quegli ex militanti della Lega disposti ad abbracciare il nazionalismo finiano e le istanze degli aennini, che certo collimavano con la Lega su alcune questioni. Si pensi, in misura banale, alla concezione d'Italia degli uni e degli altri. Ora le cose sono cambiate, ma nel 1994 la destra ed i leghisti appartenevano a due scuole molto diverse. E Zan, sempre a mezzo lettera, fa presente di aver votato proprio per Bossi. Era appena nato il primo governo Berlusconi.
Adesso Zan siede su scranni molto distanti da quelli su cui sono seduti i leghisti. La battaglia per il suo Ddl non è terminata: tutto suggeriva, soprattutto il dialogo che anche la Lega ha provato ad aprire, che il provvedimento potesse passare prima dell'estate. Il segretario del Pd Enrico Letta, però, non ha voluto sentire ragioni, bocciando qualunque ipotesi fosse tesa a modificare in parte il testo originario. Ora come ora, in virtù delle numerose scadenze di cui deve occuparsi il Parlamento, il Ddl Zan è stato rimandato a data da destinarsi, mentre il Pd continua, per la campagna per le amministrative, ad usarlo come tema elettorale. Non è chiaro se e quando il Ddl tornerà ad essere un argomento centrale della dialettica politica.
Ci sarebbero dunque gli estremi per un'altra lettera critica, questa volta indirizzata al Pd, che potrebbe essere responsabilizzato per aver fatto naufragare un
provvedimento che, se modificato, Forza Italia, Lega ed Italia Viva avrebbero votato volentieri. Ma Zan è impegnato per lo più a criticare la Lega ed i leghisti, mentre di missive critiche, questa volta, non c'è alcuna traccia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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