Parto complicato, non c'è che dire, ma alla fine il «terzo polo» vede la luce con l'accordo tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, al quale l'ex rottamatore ha lasciato anche il ruolo di frontman. E vista l'estate rovente del leader di Azione, non poteva essere altrimenti. A colpire, semmai, è proprio il nocciolo dell'alleanza, che da «occasione persa», come aveva detto Renzi dopo la firma dell'accordo Calenda-Letta, poi stracciato, adesso è sorprendentemente realtà.
Sorprendentemente visto che, negli ultimi anni, l'ex ministro dello Sviluppo economico non aveva lesinato critiche al nuovo compagno di listone. Un dato evidente a tutti, anche a Renzi che infatti ieri ha vestito i panni del pompiere, tentando di minimizzare gli screzi tra i due: «Talvolta abbiamo discusso, lo sapete, ma i punti che ci uniscono sono molti di più di quelli che ci dividono», ha chiosato il leader di Italia Viva. Restano però quelle dichiarazioni al vetriolo, sedimentate una sull'altra e poco promettenti quanto all'armonia di questa strana coppia.
Non c'è nemmeno bisogno di andare troppo indietro: era il giugno del 2020 quando, ospite di Accordi&Disaccordi su Nove, Calenda dell'ex sindaco di Firenze disse: «Non puoi fare Mastella e presentarti come Kennedy, perché non va bene». E pochi mesi dopo, a settembre, nello stesso programma, quanto all'ipotesi di fare asse con il leader di Iv, Calenda perse addirittura la pazienza. «Non mi alleo con Renzi», scandì il leader di Azione, »l'ho detto sei milioni di volte», poi diventate «18 milioni di volte», per non farsi mancare niente. Stessa musica 14 mesi più tardi quando, ospite di Myrta Merlino all'Aria che tira, su La7 il neo-frontman del terzo polo sparava a zero sul futuro alleato. «Di Renzi non me ne frega niente», esordì, per poi ribadire: «Io lo dico, è un anno che lo dico, non farò politica con Renzi perché questo modo di fare politica mi fa orrore». E giusto per chiarire, aggiunse sulla Leopolda: «È un gruppo di persone che si incontra una volta l'anno per dire che sono i più bravi, i più fighi, i più simpatici, se la suonano e se la cantano. È un gruppo di persone che parla solo di quello che dice il loro leader, ma chi se ne frega di quello che dice il loro leader, parliamo di quello che va fatto per l'Italia». E alla Merlino che, rivolta a Renzi, avvertiva il leader Iv «che con Calenda è finita», Calenda replicò, secco: «Non è in ascolto perché è a Dubai a fare una conferenza pagata, non è in ascolto perché non gliene può fregare di meno di ascoltare». Non proprio una dichiarazione d'amore.
E i sentimenti, più recentemente, non sembravano essere troppo cambiati. A febbraio scorso, ancora su La7, ma stavolta ospite di Tiziana Panella a Tagadà, Calenda era ancora drastico sull'alleato. «Io gli ho voluto bene a Renzi, è nato dicendo io faccio il rottamatore. È finito che parla in una versione modernizzata di Mastella», sospirava, per poi domandare retoricamente al senatore di Italia Viva: «Qual è il senso, perché continui a far politica?».
Non è andata meglio dopo le ultime elezioni amministrative, quando Calenda, entusiasta per il suo risultato, vaticinava i «tre poli» per le prossime politiche, immaginando Azione alleata con +Europa e le civiche dell'«area Draghi», e ovviamemte senza Renzi: «Penso che farà un accordo con il Pd, non farà parte di questa nostra area», sbuffava. Poi è andata come è andata: l'accordo col Pd l'ha fatto (e disfatto) lui, +Europa lo ha bollato come «voltafaccia truffaldino» e il patto elettorale lo ha fatto proprio con Renzi. Insomma, l'Italia sul serio.
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