Sotheby's, la casa d'aste britannica, la scorsa settimana ha venduto per un milione di sterline il primo quadro dipinto, tramite l' Intelligenza Artificiale, dalla mano di un robot umanoide che ha ritratto il volto di Alan Turing, il «padre dell'informatica», realizzando su tela un'immagine fredda e poco emozionante, ma interpretata come una mera estensione dell'arte in grado di superare i limiti della immaginazione e della creatività umana.
Lo stesso obiettivo si sta facendo strada anche nella Medicina Estetica, con algoritmi creati dall'Intelligenza Artificiale che offrono al chirurgo immagini predittive attraenti e migliorative del risultato estetico finale programmato, fornendo indicazioni precise per ottenerlo, analizzando la grande varietà delle proporzioni dei volti, con canoni di simmetria e risultati ritenuti molto soddisfacenti. Molti chirurghi plastici infatti, stanno applicando la tecnica del morphing, ovvero quella di mixare le immagini dei visi delle pazienti fino a modificare o eliminare il difetto che crea loro problemi, proponendo la soluzione migliore e più adatta che viene elaborata dall'algoritmo sul display, visualizzando quale sarà l'aspetto finale del volto dopo l'intervento.
Viene aggiunto anche un sistema di immagini di previsione delle future emozioni facciali post trattamento, che potrebbero essere modificate o migliorate dopo l' intervento medico o chirurgico. D'altronde oggi, quando una donna si reca dal medico per sottoporsi ad un qualunque operato estetico, si affida a lui con fiducia e con timore, perché concretamente sa di fare un salto nel buio, con la speranza comunque di ottenere un esito soddisfacente.
Fino a poco tempo fa infatti, il professionista estetico ha fatto affidamento sulla sua valutazione personale di un paziente ma da qualche tempo gli stessi consultano gli algoritmi offerti dalla AI per avvicinarsi di più ai risultati desiderati dai committenti. In pratica il paziente indicherà quali tratti del viso intende modificare e la sua fotografia attuale inserita nel computer verrà modulata più volte fino al raggiungimento del risultato ottimale. Questi programmi forniscono una serie di innumerevoli dati medici e morfologici su come eseguire un trattamento, per esempio in quale punto specifico iniettare il filler di acido ialuronico, a quale profondità e in quale dose, fornendo in contemporanea immagini anatomiche che visualizzano il decorso sottostante la pelle di arterie, vene, nervi e muscoli dell'emiviso che si sta trattando, per evitare lividi, emorragie, paralisi, e impatti pericolosi dell'ago durante l'impianto del bolo medicale.
Ma siamo sicuri che l'AI sia in grado di misurare al pari dell'occhio umano il grado di bellezza ideale o valutare se quel naso scelto sia adatto a quel volto, ed è scientificamente opportuno che ci si affidi ad un robot per ridisegnare l' ideale di perfezione di una faccia, per renderla più realistica della realtà, e spingersi al confine tra la creatività umana e quella meccanica?
La medicina estetica affidata alla mano artistica dello specialista, al suo occhio clinico e alla sua esperienza, sarà a breve sostituita dalla mano robotica di un algoritmo, il quale guiderà il bisturi per creare volti sicuramente belli a vedersi, addirittura vicini alla perfezione, ma freddi, senza individualità, generati da un software che ne ha modificato l'immagine secondo canoni programmati. Attraverso modelli 3D recuperati dai dati fisici dei pazienti inoltre, il chirurgo può simulare l'esito dell'intervento personalizzato con una rappresentazione visiva accurata dei risultati previsti fino alla scomparsa dell' ultima ruga e valutarne gli effetti sul paziente, stabilendo con lui aspettative precise e realistiche, tutelandosi da eventuali errori, dimenticando forse che gli algoritmi e i robot sono strumenti che supportano certamente il chirurgo estetico, ma devono restare i suoi occhi esperti e la sua professionalità a guidare il processo decisionale della mano robotica.
Al posto di quel difetto che crea disagio nella persona non necessariamente va creata la correzione perfetta per modulare una asimmetria o imperfezione, ma certamente va consigliata quella più adatta a quel volto e a quello sguardo, ed alla paziente andrebbe sempre precisato, quando si fanno le simulazioni di modifica di un naso o di un seno, che quella robotica è un'idea digitale estetica, e che spesso è impossibile che rappresenti il reale risultato dell'intervento chirurgico, perché un conto è l'immagine artificiale elaborata dal computer sullo schermo , un conto è quella umana plasmata ed incisa con il bisturi su un corpo dove pulsa un cuore e scorre sangue nelle vene. Del resto sono note a tutti alcune oscenità o deformazioni apparse sui visi di molte star internazionali, ed è comprensibile il timore diffuso di non gradire a posteriori un cambiamento radicale definitivo, di non sentirlo come proprio, o peggio di capitare nelle mani di uno specialista che non sappia misurare il grado di bellezza e armonia al quale si aspira.
Chi vuole cambiare aspetto, per un difetto con il quale non riesce a convivere, va sempre consigliato verso la scelta giusta e più realizzabile, e l'AI può sicuramente aiutare e suggerire le migliori soluzioni, ma il ritocco guidato totalmente dall'algoritmo non crea la magia di lasciare intatta l'individualità morfologica di un volto dopo la modifica delle sue caratteristiche genetiche, perché toglie lo charme naturale all'immagine che sulla carta sembrava perfetta per quella persona, migliorata e diventata certamente più attraente ma priva di quel fascino che solo un sentimento umano può cogliere e percepire.
Già in questa epoca si osserva una unicità di volti nelle strade del mondo che appaiono clonati e quasi insignificanti, perché assolutamente somiglianti tra loro, come fossero firmati dallo stesso chirurgo, una similitudine dovuta ad un eccesso di interventi che gonfiano zigomi e labbra, di ritocchi che riducono la mimica, di fronti spianate dovute alle troppe iniezioni di botulino, con muscoli facciali paralizzati e sguardi privati di espressione emotiva, senza più alchimia e profondità, con occhi che appaiono sbarrati o soporosi, comunque non più comunicativi.
Di fronte al crescente ricorso alla chirurgia estetica, in tutte le fasce d'età, e al cospetto della valutazione di molti interventi estetici mal riusciti, il ricorso all'aiuto della AI è oggi percepito come utile ed affidabile, a volte più della mano umana, e si sta aprendo la strada a soluzioni innovative in grado di misurare e quantificare oggettivamente i risultati prima di intervenire, in modo da misurare anche la soddisfazione del paziente prima del consenso firmato all'operazione.
La questione fondamentale sarà poi quella di capire, come nel succitato dipinto venduto da Sotheby's, chi sarà ritenuto autore del risultato, di chi sarà la responsabilità dell'intervento chirurgico su quel volto, e di chi sarà la firma in calce apposta alla cartella clinica: dell'algoritmo, del robot o del medico operatore?
L'AI non cambierà il futuro perché sta già cambiando velocemente il presente in ogni settore, e non si può restare indifferenti alle sue immense ed infinite capacità per migliorare la nostra
vita, per cui anche la possibilità di programmare interi interventi estetici effettuati da mani robotiche, pur sempre sotto la costante supervisione umana, è ormai una realtà che fa parte di un futuro non troppo lontano.
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