Il terremoto di Mafia Capitale ha rotto l’oliato ingranaggio che ha dissanguato le casse di Roma, tra corruzione, estorsione e reati (appunto) di associazione di stampo mafioso. E lo scandalo ha travolto anche il Partito Democratico, facendo uscire rumorosamente scheletri dagli armadi dem. Chi al momento imbarazza di più il Pd di Matteo Renzi è Salvatore Buzzi, uomo perno delle indagini in quanto ponte tra la cupola e il sistema della cooperative romane, di cui era re. Buzzi, fotografato più volte insieme a Ignazio Mario, Simona Bonafé e Giuliano Poletti, era presenta il 7 novembre alla cena capitolina di fundraising del partito di governo.
E Buzzi, nel marzo scorso, è stato anche ospite di Uno Mattina per raccontare – come dice il padrone di casa, Franco Di Mare – una “storia speciale di una cooperativa che riesce a dare lavoro in un periodo di crisi” a persone bisognose. La favola elogiata dal canale dell’emittente pubblica è la Cooperativa 29 giugno, nata nel 1985 con l’obiettivo di reinserire nel mondo del lavoro gli ex detenuti. Il servizio introduttivo è un inno alla solidarietà e all’integrazione, in un quadro – purtroppo solo apparentemente – idilliaco e disinteressato. A far da menestrello, in studio, c’è proprio il presidente Buzzi, insieme a Mario Alfonsi e Richard Clement, ex carcerati rinati grazie all’associazione.
Salvatore Buzzi sciorina i dati della sua missione: “In tutti questi anni abbiano reinserito nel mondo del lavoro oltre 300 detenuti con tassi di recidività bassissimi. Noi difficilmente falliamo, perché operiamo soltanto con persone che hanno commesso grossi reati e sono state a lungo separate dalla società: solo con loro riesci a fare un percorso di vera integrazione”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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