Quando la Samp al Milan disse sì e Vialli no "Scusate, ma a Milano non c'è il mare..."

Berlusconi e Galliani stavano costruendo lo squadrone per Sacchi e avevano trovato l'accordo con il presidente doriano Mantovani. Per il rifiuto del bomber arrivò Van Basten

Quando la Samp al Milan disse sì e Vialli no "Scusate, ma a Milano non c'è il mare..."

Per 48 ore, dalla sera di sabato 10 maggio al lunedì 12 maggio dell'anno di scarsa grazia azzurra 1986, Gianluca Vialli divenne a tutti gli effetti un calciatore del Milan, appena finito (20 febbraio '86 la data) nella galassia Fininvest e sottratto al fallimento dell'era Farina, fuggito in Sud Africa. Silvio Berlusconi e Adriano Galliani erano già al lavoro per potenziare la rosa guidati da un proposito visionario: fare del Milan l'ossatura principale della Nazionale che di lì a pochi mesi avrebbe chiuso il ciclo degli eroi del mondiale di Spagna e cambiato anche ct passando da Bearzot ad Azeglio Vicini. Le prime mosse sul mercato furono tutte dello stesso segno: prelevato Donadoni dall'Atalanta battendo la concorrenza della Juve, acquistati dalla Fiorentina Giovanni Galli e Massaro, dalla Roma Dario Bonetti, tutti del giro azzurro. C'era però bisogno di un attaccante, giovane e di talento conclamato. Il Milan puntò su Gianluca Vialli. L'incontro decisivo con Paolo Mantovani, presidente della Samp, avvenne nella villa di Arcore: a fine cena fu sottoscritto il contratto, 10 miliardi più Cimmino (difensore) le condizioni pattuite, concluse con lo scambio dei documenti.

Il giorno dopo Vialli giocò in azzurro a Napoli in occasione dell'amichevole con la Cina, ultimo test prima di volare in Messico per il mondiale che si sarebbe concluso con una malinconica eliminazione agli ottavi (sconfitti dalla Francia di Platiní). Gli avevano ritagliato un ruolo scomodo e forse poco idoneo alle sue caratteristiche: ala destra, sostituto naturale di Bruno Conti. Galliani e Braida attesero il lunedì mattina per mettersi in macchina e raggiungere Genova: qui era stato fissato l'incontro riservato con Gianluca, di ritorno da Napoli per preparare il bagaglio e ripartire poi per il Messico. Secondo le fonti molto attendibili dell'epoca, durante il colloquio non fu mai affrontato l'argomento stipendio. Galliani provò a sedurre Vialli partendo dai dettagli logistici a lui riservati: «Caro Gianluca, per te abbiamo già riservato un appartamento a Milano 2 circondato dal verde». La risposta, inattesa, fu una sorta di doccia scozzese. «C'è il mare a Milano 2?». Galliani non si lasciò scoraggiare: «Non c'è il mare ma volendo c'è un laghetto». «Mi dispiace ma io senza il mare non ci so stare!» replicò ancora Vialli. In pochi minuti la trattativa si arenò, probabilmente anche perché nel frattempo Paolo Mantovani, rientrato a Genova, aveva cambiato idea sull'operazione.

Il Milan capì l'antifona in pochi minuti. Galliani e Braida si rimisero in macchina e, senza fermarsi a Milano, puntarono dritti in direzione Verona. Qui erano attesi da Ferdinando Chiampan, presidente del club già campione d'Italia. In pochi minuti conclusero il trasferimento in rossonero di Galderisi, altro esponente del giro azzurro: 7 miliardi di lire più la cessione di Paolo Rossi. Quel rifiuto fece, in qualche modo, la fortuna di Milan e Samp. Perché nell'estate successiva, col cambio di allenatore a Milanello (dopo Liedholm sostituito in corsa da Fabio Capello, arrivò Arrigo Sacchi), Galderisi venne ceduto alla Lazio mentre dall'Ajax arrivò Marco Van Basten, acquistato a parametro Uefa (1,4 miliardi di lire) nel frattempo liberato dalla Fiorentina dei Pontello che aveva ottenuto una prelazione grazie all'intuito di Claudio Nassi, ds viola dell'epoca.

Van Basten divenne per tutti il cigno di Utrecht, vinse un discreto numero di Palloni d'oro oltre a uno scudetto, due coppe dei Campioni, un paio di coppe Intercontinentali e un titolo europeo con l'Olanda. Galliani, incrociando Vialli negli anni successivi, ebbe modo di proseguire la gag sul mare. «Gianluca, lo sai che adesso a Milano hanno riaperto la Darsena che porta al mare?».

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