Quei ritmi da hub vaccinale

Fossero sacchetti di sabbia anziché lastre di plexiglas l'impressione sarebbe simile

Quei ritmi da hub vaccinale

Fossero sacchetti di sabbia anziché lastre di plexiglas l'impressione sarebbe simile: nel giorno della sua massima potenza istituzionale, Montecitorio si presenta ai grandi elettori e al mondo in assetto da guerra come fossimo sotto assedio. Orari contingentati, gruppi inquadrati per ordine alfabetico, percorsi obbligati, controlli serrati. Chi, come me, pregustava da quasi quattro anni i tempi dilatati del conclave quirinalizio, nell'aula di Montecitorio si è dovuto mestamente adattare ai ritmi sincopati di un hub vaccinale. E non è la stessa cosa. Si è persa, in parte, un'atmosfera unica. E di quel solenne pascolare assieme in Aula, di quel calcare, mescolandosi, il campo di battaglia comune si sono persi anche i relativi benefici. Un Parlamento dove non è agevole parlarsi proprio nei giorni in cui la sua voce dovrà annunciare il nome del prossimo capo dello Stato: amaro destino per chi si trova oggi a vestire gli altisonanti panni del Grande elettore.

Ma non era questa, ieri, la principale preoccupazione di chi si assiepava in Transatlantico. Per lo più, erano tutti concentrati su due esigenze primarie: capire cosa diavolo stesse accadendo a loro insaputa; riuscire, se non ad essere, almeno ad apparire. Alla seconda esigenza ciascuno ha fatto fronte come ha potuto. Chi non rispondendo alla prima chiama affinché in tv risuonasse due volte il proprio nome, chi facendo su e giù per le vie circostanti nella speranza di essere intercettato da una troupe televisiva. La prima esigenza ruotava attorno ad un dubbio amletico: cosa si sono detti Salvini e Draghi?

Si è diffusa la voce di una disponibilità del capo leghista a votare l'ex presidente della Bce al Quirinale. Un grande elettore del Pd la mette così: «A parte Enrico Letta, che sotto sotto vuole il voto, il partito più determinato a favore dell'elezione a presidente della Repubblica del capo del governo è Fratelli d'Italia, ovvero la principale forza politica di opposizione. Delle due, perciò, l'una: o la Meloni non ha capito nulla, oppure non ha capito nulla Salvini e l'ascesa di Draghi al Quirinale ci porterà dritti alle elezioni. Cioè ad almeno un semestre di non governo della pandemia e del Paese, allo stallo del Pnrr, ai contraccolpi sui mercati finanziari, all'impennata dello spread...

Dimmi tu che senso avrebbe». Scoraggiato, annuisco. E attendo con ansia di leggere i giornali del giorno dopo per apprendere quel che dovrei sapere dal giorno prima ma che, come il 90% di noi grandi, grandissimi elettori, naturalmente ignoro.

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