La Nemesi dei social non perdona. E così, dal passato Facebook del logorroioco capo Anpi Gianfranco Pagliarulo rispunta un fiume di propaganda e fake news filo-russe e di odio per l'Ucraina (a dire suo -e di Putin - «nazista») che gli ricasca sulla testa, mettendo in gravissimo imbarazzo l'associazione che dovrebbe (ormai il condizionale è d'obbligo) custodire la memoria della Resistenza italiana.
Lo scandalo dei post filo-Putin del Pagliarulo, riaffiorati nei giorni di Pasqua, esplode alla vigilia delle celebrazioni del 25 aprile, e fa piovere, anche da sinistra, le richieste di dimissioni del personaggio. I testi, se non fossero agghiaccianti, sarebbero quasi comici per il livello di diligente obbedienza alla disinformazia del Cremlino, roba da far apparire la putiniana Le Pen una dilettante. Pagliarulo arriva a proclamare falso che l'aereo di Malaysia Airlines sia stato abbattuto dai russi sopra l'Ucraina nel 2014: «Toh, la verità sta venendo fuori: l'aereo NON è stato abbattuto dai cattivi filo-russi, ma dai buoni governanti di Kyev. Cioè i nazisti», scriveva nel giugno di quell'anno. Nel disastro perirono 208 civili, di cui 80 bambini, soprattutto olandesi, e l'inchiesta condannò i militari russi colpevoli. La propaganda di Mosca ovviamente buttò la colpa sugli ucraini, e lo zelante Pagliarulo si allineò. «Gli olandesi cercano malamente di accreditare la tesi di Kyev!».
Per lui l'Ucraina, colpevole - oggi come nel 2014 - di non essersi arresa ai tentativi di annessione di Putin e di essersi data un governo democratico e filo-occidentale è, molto semplicemente, «nazista». E ha causato «una spirale di violenza innescata da un oscuro cambio di regime sostenuta da forze esplicitamente neonaziste». Si comprende dunque la sua incapacità di accettare che gli ucraini combattano contro la criminale invasione russa, e che Europa e Usa (i veri nemici della pace, a suo dire) ne sostengano la resistenza: «Ai nazisti dell'Illinois vanno aggiunti quelli al governo dell'Ucraina, e dell'Europa», oltre al «tal Biden», scriveva 8 anni fa. A Mosca, invece, le cose andavano benone: «Il messaggio che mi sembra voglia dare Putin è che mentre l'Ue peggiora, la Russia migliora». Si intuisce dunque che per lui la mission putiniana di «denazificare» l'Ucraina andrebbe estesa anche alla Ue. E l'invasione della Crimea (oggi spinta fino a Kiev) non esiste, visto che «l'Ucraina era l'Unione sovietica, quindi sarebbe come dire che l'Urss si invase da sola».
Preso in castagna, il Pagliarulo tenta di contrattaccare facendo la vittima: «Io putiniano? È falso. Ma non c'è giorno che l'Anpi e la mia persona non siano attaccate da qualcuno». In verità la sua posizione filo-russa e contraria ad ogni sostegno all'Ucraina ha provocato dissensi nella stessa Anpi: «Misuri bene parole e argomenti», invita la vice-presidente Solaini. «Quella di Kiev è Resistenza, e va aiutata anche con le armi», dice Carlo Smuraglia, presidente emerito di Anpi e uno dei pochi partigiani ancora in vita. Il cursus honorum di Pagliarulo (classe '49) non contempla alcun contatto con la Resistenza: funzionario Pci, poi di Rifondazione, poi senatore cossuttiano, oggi si gode la pensione pubblica.
Ma l'occupazione manu militari di Anpi da parte di gruppuscoli di nostalgici staliniani è ormai consolidata. «Nell'Anpi c'è stata una mutazione antropologica, politica ed etica», denuncia Paolo Flores d'Arcais. Certo non sospettabile di simpatie anti-sinistra.
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