All'indomani del voto che ha decretato l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue, i leader dei tre maggiori Paesi rimasti hanno scelto Ventotene per trovarsi a ragionare sul futuro. La scelta di questa località, dove il fascismo confinò vari oppositori, può apparire azzeccata solo se non si ha letto il Manifesto che lì fu redatto da Altiero Spinelli, Ursula Hirschmann ed Ernesto Rossi.
Per chi voglia pensare all'Europa di domani, non c'è niente di peggio che fossilizzarsi su idee tanto stantie quali furono quelle elaborate settant'anni entro un quadro politico del tutto diverso. Cosa proponeva quel «manifesto» molto citato e poco letto? Suggeriva soluzioni legate a una cultura antiliberale, immaginando sì la fine degli Stati nazionali, ma solo per lasciare il posto a un continente unificato quale primo passo verso uno governo mondiale: «Quando, superando l'orizzonte del vecchio continente, si abbracci in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l'umanità, bisogna pur riconoscere che la federazione europea è l'unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l'unità politica dell'intero globo».
L'incubo di ogni liberale un mondo dominato da un solo potere era il vero sogno degli europeisti di Ventotene. Oltre a ciò, nel momento stesso in cui tanti subivano le violenze naziste e l'Europa si apprestava a veder sorgere una cortina di ferro, quel manifesto auspicava un'Europa socialista. La presa di distanza rispetto a Mosca è netta, ma formulata in questi termini: «La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio».
È ispirandosi questa tradizione che le leadership europee immaginano il nostro futuro? Si deve allora prendere atto che l'europeismo di Ventotene è più parte del problema che della soluzione, dato che per gli estensori del documento «la rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi l'emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita». Non è certo un'Europa unificata e socialista che può aiutare i lavoratori e tutti gli altri: e nel Regno Unito l'hanno capito benissimo.
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