Questa è la nuova Srebrenica, è un genocidio

Cadaveri di civili seminudi abbandonati per le strade di Bucha e Hostomel dopo esecuzioni sommarie, fosse comuni con centinaia di corpi mutilati tra i quali non pochi bambini, disgraziati senza vita trovati con le mani legate

Questa è la nuova Srebrenica, è un genocidio

Cadaveri di civili seminudi abbandonati per le strade di Bucha e Hostomel dopo esecuzioni sommarie, fosse comuni con centinaia di corpi mutilati tra i quali non pochi bambini, disgraziati senza vita trovati con le mani legate, segni di tortura e un foro di proiettile alla nuca, segno classico fin dai tempi di Stalin della tradizione russo-sovietica. Con tante scuse alla sensibilità al contrario delle anime belle rosso-brune (o semplicemente in stolida malafede) che mentre in Ucraina i russi massacrano e violentano si turbano per Dostoevskij o per l'irrinunciabile due per cento fin qui assicurato al bilancio del nostro turismo dai ricchi visitatori moscoviti, ce n'è più che a sufficienza per rievocare gli orrori di Srebrenica. E per invocare a carico di Vladimir Putin, mandante di queste infamie, un processo al Tribunale dell'Aia.

Per chi è troppo giovane o troppo distratto per ricordare: Srebrenica è una cittadina della Bosnia di popolazione musulmana, passata alla Storia per uno spaventoso massacro di civili inermi, il peggiore avvenuto su suolo europeo dopo la seconda guerra mondiale. Accadde nel luglio del 1995 per mano dei bravacci del generale serbo-bosniaco Ratko Mladic, specialisti in «pulizia etnica» nel nome della Grande Serbia. Una volta penetrati a Srebrenica dopo aver vinto la men che simbolica resistenza di un contingente di caschi blu dell'Onu che quei civili avrebbe dovuto proteggere, i miliziani agli ordini di Mladic non persero tempo a radunare l'intera popolazione (disarmata), a separare gli uomini e i ragazzi sopra i dodici anni da donne e bambini. Condussero poi, con il pretesto di interrogatori, quegli oltre ottomila sciagurati considerati nemici abili al combattimento in una zona boscosa a breve distanza dalla cittadina e li fucilarono in massa nell'arco di diversi giorni, gettandone poi i corpi in enormi fosse comuni.

I mandanti di questo crimine mostruoso Mladic ma anche l'allora presidente della serbo-Bosnia Radovan Karadzic furono catturati solo dopo anni di latitanza, processati e condannati all'Aia. L'accusa fu di genocidio, considerata l'evidente intenzione di sterminare un'etnia (quella dei cosiddetti bosgnacchi, i musulmani di Bosnia per lo più di origine turca) su base razzistica. Non mancò anche allora, qui in Italia, chi non si vergognò di cercare giustificazioni per quei macellai in divisa malati di nazionalismo sanguinario, arrivando perfino a lodarli perché, in fondo, stavano facendo il lavoro sporco anche per noi occidentali minacciati dall'islam.

A rischio, mi ripeto, di urtare la raffinata intellettualità di chi riscontra anche negli odierni crimini di guerra russi in Ucraina profonde motivazioni storiche, non pare che vi sia gran differenza tra gli orrori del 1995 e quelli di oggi. Anzi, a dirla tutta, oggi è peggio. Perché almeno Mladic e Karadzic, così come il loro boss belgradese Slobodan Milosevic, rivendicavano con orgoglio le loro bestialità. I vertici del Cremlino, invece, si divertono non solo a far trucidare civili ucraini in quanto ucraini, ma anche a prenderci in giro. Così, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, un distinto signore poliglotta diplomatico di lungo corso, senza vergogna ripete che il suo Paese non ha attaccato nessuno, e che meno che mai si macchia di attacchi a bersagli civili. Criminali di guerra? Genocidi all'opera in Ucraina? Ma come ci permettiamo! Il vero genocidio giurano a Mosca e purtroppo spesso anche dalle nostre parti - è semmai in atto da anni nel Donbass per mano dei nazisti ucraini, e le immagini di condomini sventrati e di morti ammazzati in mezzo alla strada sono fake news architettate dai medesimi diabolici nazisti per infangare il buon nome dell'esercito russo.

Un confine tra guerra e barbarie esiste, e a Bucha è stato ampiamente varcato.

Joe Biden può piacere o non piacere, ma aver definito dittatore, macellaio e criminale di guerra Vladimir Putin può al più essergli rinfacciato quanto a opportunità politica, certo non per sostanza. Se il mandante di questi orrori fosse un Karadzic o un Milosevic qualsiasi, il suo posto sarebbe in una cella in Olanda.

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