"Questa violenza non è una sorpresa. La democrazia Usa mai così a rischio"

Lo scrittore: "Divisioni insanabili, le cose peggioreranno prima di migliorare"

"Questa violenza non è una sorpresa. La democrazia Usa mai così a rischio"
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Rod Dreher è uno dei principali pensatori conservatori americani. Autore del bestseller «L'opzione Benedetto», è stato per anni editorialista di «The American Conservative» e oggi scrive per «The European Conservative», lo abbiamo intervistato sull'attentato a Donald Trump.

Che aria si respira negli Stati Uniti dopo l'attentato a Trump? L'opinione pubblica americana è sotto shock?

«Sotto shock sì ma non sorpresa. Sembrava inevitabile visti gli anni di retorica isterica della sinistra che ha dipinto Trump come un mostro. Solo due settimane fa l'influente rivista liberal Vox ha pubblicato un articolo in cui affermava che i democratici continuano a dire che Trump è una minaccia esistenziale ma non si comportano di conseguenza. Sembra che ora qualcuno abbia preso sul serio il loro messaggio».

Pensa che i discorsi di odio contro Trump, visto non come un avversario ma come un nemico abbiano incentivato questo gesto?

«Sì, certo. Non bisogna ignorare che la sinistra è così sensibile al potere nocivo della parola che in alcuni luoghi si può perdere il lavoro o addirittura incorrere in un'accusa penale per il cosiddetto misgendering. Ma si sentono liberi di parlare di Trump come un mostro che minaccia di distruggere il Paese. La copertina della rivista liberal The New Republic ha trasformato il volto di Trump in quello di Hitler, la sinistra cosa si aspettava che accadesse?».

Tuttavia anche Trump usa spesso parole forti, non c'è il rischio che un gesto violento possa avvenire anche contro i democratici?

«Certo, e questo è un aspetto che ora mi spaventa. Quando Ronald Reagan fu colpito da un proiettile e gravemente ferito nel 1981 scrisse nel suo diario che, mentre si trovava in sala operatoria e i medici cercavano di salvargli la vita, pregava Dio di aiutarlo e di avere pietà dell'uomo che aveva cercato di ucciderlo. Non credo che Trump avrà questa reazione».

La società americana sempre più polarizzata non è un pericolo per la democrazia?

«Assolutamente. Come si può avere un governo stabile quando ci sono così tante divisioni profonde, persino inconciliabili, nella politica? Questa non è una domanda che riguarda solo l'America ma la maggior parte dei Paesi occidentali. Gli americani, come molte persone in Occidente, hanno scambiato il senso oggettivo della verità con una versione terapeutica. La verità è qualsiasi cosa sentiamo che sia».

Pensa sarà possibile superare queste divisioni nella società statunitense o che peggioreranno?

«Le cose peggioreranno ancora prima di migliorare. Da qualche tempo molti di noi americani percepiamo che sta avvenendo qualcosa di terribile, una pressione intensa che deve scaricarsi in qualche modo. Quando Trump si è alzato dopo essere stato colpito, con il sangue che gli scorreva sul viso, ha alzato il pugno in aria e ha gridato: Fight! Combattere! Combattete!. Queste parole saranno il grido dei suoi sostenitori in ogni comizio di Trump da qui alle elezioni. Ed è giusto che sia così perché la destra americana ha tollerato per troppo tempo questa folle aggressione da parte della cultura woke».

Che impatto avrà l'attentato a Trump sulle elezioni americane di novembre? Trump vincerà?

«Oh mio Dio, sì! Le elezioni sono finite.

Avete visto la foto iconica di un Trump insanguinato che si erge in piedi, con il pugno in aria e la bandiera americana alle spalle? Non c'è politico democratico in vita, soprattutto Biden, che possa competere con la potenza emotiva di quell'immagine».

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