Ma queste "sardine" possono tentare chi vota centrodestra?

Ma queste "sardine" possono tentare chi vota centrodestra?

Le abbiamo «pizzicate» perché davvero ci avevano incuriosito e, forse, perché temevamo quello che purtroppo è accaduto: la sardina come ultimo travestimento. A Mattia Santori, che del movimento è il leader, proprio Il Giornale aveva chiesto se si potesse nuotare libere come hanno fatto, a Bologna, appena erano emerse o se invece il rischio sarebbe stato di finire nella rete a strascico della sinistra spennacchiata, degli intellettuali in disarmo. Anche lui aveva compreso il pericolo e riconosciuto: «Il rischio c’è, ma io credo che riusciremo ad avere gli anticorpi». E infatti le prime sardine, che sono appunto Matteo, Giulia, Andrea, Roberto, fino a ieri, a Repubblica, hanno ripetuto che non hanno nessuna intenzione di candidarsi, ma più lo ripetono e più, a sinistra, li vogliono eleggere.

Romano Prodi se ne è appropriato. Ha detto: «Sono formidabili, ma nessuno le colonizzi» compiendo in pratica quello che negava. Paolo Gentiloni le ha accarezzate: «Mi sono piaciute moltissimo». Mario Monti ormai è una sardina al valore: «Le guardo con molto interesse. Scendere in piazza con loro? Perché no?». Riguardatevi la puntata dell’Aria che tira del 18 novembre e capireste che a minacciare questi ragazzi, per certi versi scanzonati e sicuramente dalla faccia giovane e senza ghigno, non è la destra che anzi li ha «svegliati e portati in piazza», ma il solito reparto di accademici, giornalisti, artisti, emeriti, insomma, i dottor Balanzone che vogliono insegnargli a fare le sardine.

La sardina Santori ha dovuto ascoltare le acrobazie sociologiche di Domenico De Masi, professore di reddito di cittadinanza, ma esodato da Luigi Di Maio: «Il vostro movimento è acefalo. Voi siete come dei cancellieri, dei servitori. Potete diventare un grande partito. Il M5s ha iniziato così». Lo blandiva perché spera di diventare ministro sardina del Lavoro. E allora, non è proprio in questo modo che si inquina il loro mare? Non sono proprio quelli che le «inforchettano» a volerle modificare geneticamente?

A Milano, in piazza Duomo, lo scrittore Roberto Saviano ha voluto soffocarle d’amore e perfino Santori, per rimanere sardina, ha dovuto prendere le distanze dalle sue frasi: «Salvini è un bandito politico. Il suo destino è il carcere». Un altro come Gad Lerner, che su Salvini ha le stesse idee liberali, le ha fotografate con l’ombrello perché «con la pioggia le sardine si trovano addirittura meglio». Non c’è ragione per non sforzarsi di credere a questi ragazzi che, anche sul loro gruppo, a oggi 227 mila iscritti, continuano a chiedere di non utilizzare un linguaggio violento, di smontare qualsiasi avversario con il sorriso.

A unirsi a loro, da pochi giorni, si è presentato Erri De Luca, «professionista delle cesoie», scrittore anti-Tav, che è per la nobiltà del verbo sabotare: «Verbo nobile e democratico». Noto per questi suoi pensieri, è stato processato per istigazione a delinquere e poi assolto. Al momento si è limitato alle suggestioni: «Le sardine si uniscono sulla superficie dell’acqua per dare le sembianze di un unico grande pesce e spaventare così il tonno». A dire il vero spaventa di più il futuro che per loro prepara: «Si è diffusa una febbre civile. Succede, con drammaticità diverse, da Teheran, Hong Kong al Cile».

Per fortuna anche le sardine sono consapevoli («Noi stiamo bene») che l’Italia non è il Sudamerica malgrado se la immaginano sempre come tale quelli che, venti anni fa, furono vecchie sarde. E infatti, ogni giorno, da un mese, un reduce dell’antiberlusconismo appare e due giovani sardine rischiano di scomparire. Insomma, si credeva completo l’elenco con Marco Revelli, Vauro e Paolo Flores d’Arcais, (di Silvio Berlusconi scriveva: «La sua libertà è un’indecenza. Deve andare in galera o in stringenti domiciliari»). E invece ci si è dovuti ricredere e registrare gli arrivi di due campioni, entrambi docenti, come Pancho Pardi e Paul Ginsborg. Il primo rivede, ça va sans dire, i suoi girotondi («Hanno la stessa speranza»). Il secondo, storico che considerava Berlusconi una minaccia per la democrazia, ha messo a disposizione la sua Libertàgiustizia, foglio web, per annunciare: «L’Italia si muove e nel profondo del mare si distinguono banchi interi di piccoli pesci italiani. Imperativo capirne il motivo. Benvenuti sardine».

E «benvenuta» è stata Francesca Pascale che, in un’intervista all’Huffington Post, le ha salutate con entusiasmo e attenzione, a conferma che a destra si è liberi: anche di parlare bene delle sardine. Ma si può dire altrettanto di uno che voleva chiudere il Salone del Libro di Torino a tutti gli autori ritenuti di destra? Celebre per la sua lista di autori maledetti da inseguire e zittire, a dare alle sardine (cattivi) consigli si è fatto avanti Christian Raimo, scrittore e docente, che chiede in un tweet: «Una battaglia durissima per l’abolizione dei decreti sicurezza». Più composta la cantante Fiorella Mannoia.

Ha postato una foto con l’invito un po’ sovranista: «L’Italia chiamò». La verità? L’ha detta Santori: «In passato abbiamo chiamato tanta gente della cultura e dello spettacolo. Ci hanno detto tanti no. Non avevano il coraggio di esporsi». Oggi hanno tutti voglia di esibirsi.

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