Quando i gesti che dovrebbero rappresentare una provocazione diventano ordinari e quotidiani, ecco che si è davanti ad un qualcosa che non fa più nemmeno notizia.
Ed all’interno del mondo della Chiesa, così impegnata in questi anni a “ristrutturare” la sua immagine ed a presentarsi sempre al fianco di cause un tempo definite “progressiste”, come quelle riguardanti i migranti, di gesti passati dall’essere provocatori a consuetudinari ne sono apparsi parecchi ultimamente.
Lì dove c’è un parroco, un prelato od un vescovo che ha deciso di sposare la linea dettata dal Vaticano, ecco che per Natale appaiono presepi “politicamente corretti” o dove il colore scelto per raffigurare il bambinello viene strumentalizzato politicamente.
Sono lontani dunque i tempi in cui gesti del genere erano realmente provocatori. Uno dei primi ad attuarlo fu l’arcivescovo di Agrigento, don Francesco Montenegro, in tempi non sospetti: nel giorno dell’Epifania del 2010 infatti, non ha fatto piazzare nel presepe i Re Magi in polemica con le leggi sull’immigrazione del governo Berlusconi.
“I Re Magi – sottolineava l’arcivescovo, nel 2015 ordinato cardinale da Papa Francesco – Sono rimasti fermi alle frontiere”. C’è da ammettere, a prescindere se si è o meno d’accordo con il gesto, che quella mossa è stata attuata quando la linea della Chiesa sul tema non era così netta come adesso ed ha anticipato i tempi di oggi.
Adesso, per l’appunto, gesti del genere appaiono fin troppo consuetudinari per essere inseriti nel novero delle provocazioni. L’ultimi episodio, in ordine di tempo, è arrivato da Genova: qui don Valentino Porcile, parroco della chiesa Santissima Annunziata di Sturla, ha deciso di esporre sull’altare un crocifisso ricavato dal legno di barconi usati dai migranti.
“Ogni giorno su questo altare questo segno vuole portare al buon Dio le sofferenze, le speranze, la vita di ognuno. Di tutti e di ognuno, senza nessuna distinzione”, ha scritto su Facebook il parroco per spiegare il senso della sua azione.
“Sull'altare della nostra chiesa – continua la nota affidata ai social di don Valentino Porcile – ho messo questo crocifisso. Questa croce è stata realizzata con il legno dei barconi utilizzati dai migranti per attraversare il Mediterraneo e scappare da guerra e povertà”.
Dunque, nessun intento polemico di natura politica e né espliciti riferimenti politici a prima vista: nelle parole di don Porcile, non emergono richiami a partiti od a provvedimenti recenti. Tuttavia, è impossibile non intravedere, oltre all’intento dichiarato volto a far ricordare ai fedeli le sofferenze umane, un riferimento nemmeno così velato alle posizioni politiche assunte di recente dalla Chiesa.
Un gesto che assomiglia molto a quello attuato nei giorni scorsi in provincia di Pordenone, dove in un presepe è stato collocato un bambinello Gesù di colore. Anche in questo caso ufficialmente si è parlato della necessità di far ricordare i drammi e le sofferenze attuali, ma non sono mancate successivamente polemiche di natura politica.
Don Valentino Porcile, dal canto suo, ha assicurato che non ci sono intenti di altro tipo e nel suo messaggio di Facebook si legge anche che
“Il legno è grezzo e vero, e porta i segni della sofferenza ma anche della speranza”. “È legno bagnato dalle onde del mare, da settimane di navigazione – conclude il messaggio – e anche dalla forza impietosa della morte”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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