"Qui arrivano a frotte". Scatta l'allarme al Viminale

Una circolare del ministero dell'Interno avverte: nelle prossime settimane aumentano gli sbarchi. Preoccupati gli operatori di polizia

"Qui arrivano a frotte". Scatta l'allarme al Viminale

La calma prima della tempesta. Dai fronti più caldi dell’emergenza sbarchi, fonti del Giornale.it assicurano che al momento “non ci sono urgenze” ma il futuro appare nero. Al centro di accoglienza di Lampedusa, per dire, dopo il caos nei giorni scorsi la situazione pare essere tornata “sotto controllo”. Nessuna “urgenza” nel resto della Sicilia, “tutto bene” in Calabria. Ma le nubi all’orizzonte, visto anche quanto accade a Ceuta, sono più scure di quanto la calma piatta di questi giorni faccia intendere. Il Viminale, in una circolare diramata in queste ore ai prefetti, lancia infatti l’allarme: nelle prossime settimane "presumibilmente" si verificherà un “incremento degli sbarchi". Sulle coste africane sono pronti a partire in 65mila. E allora saranno guai.

I dati aggregati, in fondo, sono già allarmanti. I grafici che circolano sulle scrivanie dei responsabili immigrazione dei partiti di governo parlano chiaro: negli ultimi mesi, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il balzo in alto è considerevole. Oltre 13.350 stranieri sbarcati nel 2021 contro i 4.305 del 2020 e gli appena 1.218 di due anni fa. E si tratta dei mesi “invernali”, normalmente meno adatti ai lunghi viaggi in mare. Non è un caso dunque se dalle parti del Viminale temano che il ritorno del sole possa coincidere con un “incremento” degli approdi in massa. A Lampedusa il sistema può reggere approdi fino a un certo limite, ma se accade come lo scorso 9 maggio - quando ne arrivarono 1.952 in 24 ore - allora il centro di accoglienza rischia di esplodere. Lo stesso dicasi per gli altri hotspot delle regioni meridionali: “Noi siamo nell’entroterra siciliano - ci spiega un agente da Caltanissetta - ma se aumentano gli sbarchi poi è normale che andiamo rapidamente in over quota”. Idem in Calabria.

Che l’estate rischia di farsi rovente lo dimostrano anche gli screzi tra partiti di maggioranza. Letta che incontra il fondatore di Open Arms. Salvini stizzito. Meloni che punzecchia dall’esterno. E la “linea Draghi” a metà tra l’accoglienza (dei profughi) e il respingimento (degli irregolari). Il tutto condito con l’ennesima forzatura di una Ong: Sea Eye ha raccolto 400 stranieri al largo della Libia, s’è vista rifiutare il porto da Malta e già naviga spedita verso Palermo, “invitata” dal sindaco Leoluca Orlando. Gli ingredienti per uno scontro politico ci sono tutti: se il futuro prevede tempesta, i fulmini cadranno anche nell’arena politica. Basti pensare alle barricate che il Carroccio si appresta ad alzare sulla “redistribuzione di clandestini allo studio del Viminale” nelle strutture del Nord, Liguria in particolare. “I territori governati da noi non li accetteranno”, facevano sapere ieri fonti leghiste. “La Lega si aspetta che l’Italia si confermi europeista e prenda esempio dagli altri Paesi dell’Ue, anche dove governa la sinistra: rimpatri e porti chiusi”. In fondo il sottosegretario Nicola Molteni è lì per presidiare il territorio ed annusare l’aria che tira dalle parti di Lamorgese.

Anche perché il fronte caldo non è solo quello siciliano. Non se ne parla spesso, ma a Trieste bolle in pentola un pericolo simile. “La rotta migratoria balcanica sta già ricominciando con vigore - spiega Edoardo Alessio, segretario generale provinciale dell’Fsp - e in previsione della stagione estiva, la situazione non può che peggiorare”. In fondo i dati della questura triestina sono consistenti, con un incremento del 20% degli arrivi tra il 1 gennaio e il 10 maggio 2021 rispetto all'anno scorso. “Qui le cose vanno male - continua Alessio - i migranti arrivano a frotte, un centinaio al giorno più o meno”. Sono per lo più pakistani e afghani, rintracciati al confine o che si presentano spontaneamente negli uffici di polizia. Gestire il flusso non è semplice, soprattutto in tempi di pandemia. “I protocolli sanitari stringenti hanno sicuramente segnato in negativo l’impegno delle forze in campo, non solo quelle dell’ordine, ma anche quelle della sanità e dell’assistenza sociale”. La soluzione? In molti in queste ore guardano alla Spagna, che a Ceuta schiera l’esercito e rimanda indietro i migranti con sorprendente velocità. “Gli altri Paesi europei - conclude Alessio - sono molto più duri sul tema immigrazione.

Non si può sempre alzare il dito contro l’Italia e pretendere che essa, da sola, faccia da campo profughi per tutte le rotte migratorie, sopratutto in questo momento in cui gli italiani sono in gravissima difficoltà economica”.

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