Le quote rosa e la realtà sempre più nera

A dicembre 2020 sono stati persi 101mila posti di lavoro: 99mila erano occupati da donne. Potremmo anche fermarci qui

Le quote rosa e la realtà sempre più nera

A dicembre 2020 sono stati persi 101mila posti di lavoro: 99mila erano occupati da donne. Potremmo anche fermarci qui. Impossibile essere crudi ed efficaci come il dato Istat di ieri. Colpa della crisi economica innescata dalla pandemia, dicono. Ma la crisi e la pandemia ci sono anche per gli uomini. Solo che ovviamente le donne sono più gravate da contratti instabili e sono anche le prime a «rinunciare», quando si tratta di sacrificarsi per la famiglia. Sempre lì siamo: «Lasciamo a casa lei, tanto...».

Il retropensiero sulle donne, evidentemente, è quello che abbiano un uomo che porta lo stipendio «vero». Che vede e amorevolmente provvede. Il retrogusto delle donne è quello di lavorare (e nella maggior parte dei casi di «dover» lavorare) senza mai essere prese sul serio fino in fondo. Il dato Istat svela, gelido e inclemente, come sia ancora considerato in Italia il lavoro femminile: poco più che un hobby. Un frivolo diversivo che intralcia carriere altrui e toglie posti a chi ne avrebbe davvero bisogno o a chi davvero li meriterebbe. Un vezzo da borghesi, frutto del superfluo e del capitalismo sfaccendato. Una mancetta al femminismo che altrimenti si metterebbe a sbraitare di parità di genere e quote rosa. Per questo, in tempi di crisi, quando tocca far sul serio, bisogna che le donne la piantino di intralciare e si facciano da parte.

Non è un Paese per donne. Tantomeno un tempo, per donne. Non è il momento di accollarsi un universo di superfluo. A casa, signore. Che tanto col lockdown c'è da cucinare. Non siamo mica negli anni '80, quando «ce n'era per tutti». È ora di tornare sui binari. E chissenefrega se i dati sulle violenze domestiche raccontano bene che non tutte sono corredate di amorevoli consorti e non tutte vanno a lavorare per comprarsi tailleur. La verità è che, quando si sta male, le donne stanno peggio. Se c'è la crisi, per loro c'è più crisi. Se la pandemia colpisce, colpisce più loro. Loro che sono di troppo, abusive ovunque.

Adesso che il Paese è spellato dalla povertà, non c'è più posto per tutti. Poi vedremo tutti in piazza l'8 marzo, sentiremo concionare nella giornata per la sensibilizzazione contro la violenza sulle donne e snocciolare dati inclusivi e orgogliosi sulle quote rosa previste nell'ultima task force.

Intanto abbiamo l'Istat a dimostrarci che la presunta parità è fragile quanto carta stagnola. Abbiamo l'Istat che ci risputa indietro di un secolo. A dicembre 2020 sono stati persi 101mila posti di lavoro: 99mila erano occupati da donne.

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