Se c'è una specialità nella quale il Partito Democratico eccelle a livello agonistico è lo strabismo politico. Cioè la capacità di moraleggiare sugli altri, senza mai guardare in casa propria. Una vera e proprio arte che include anche una non trascurabile dose di facciadibronzismo. Pensate alle primarie: per lustri hanno rotto le scatole sventolando al mondo il loro oliatissimo sistema di democrazia interna, pretendendo addirittura che pure gli avversari lo adottassero, e ora basta. Stop. Tutto recluso per sempre nello sgabuzzino delle armi (spuntate) della propaganda elettorale.
Perché, solitamente, sono trovate usa e getta. Battagliette proto moralistiche alle quali loro sono i primi a non credere. L'esempio più maiuscolo - a prova di miopia - sono le quote rosa. Cortei, manifestazioni, post it e post sui social, infinite, indignate e retoricissime articolesse nel nome del qualunquismo più femminista e al grido di «Se non ora, quando?».
E ora che la risposta all'annosa domanda arriva - cioè: «adesso», c'è la prima donna premier - e giunge pure da destra, la sinistra invece di fare autocritica persevera nel suo errore e continua a dare lezioni e patenti. Ieri, però, a Coffee Break, su La7, la deputata del Partito Democratico Paola De Micheli ha rotto il muro del silenzio e ha detto quello che da anni tutti pensano, ma nessuno osa dire: la sinistra ha un problema con le donne.
L'ex ministro delle Infrastrutture ha commentato così il silenzio che ha circondato la sua recente autocandidatura alla segreteria dei dem: «Nel partito c'è una componente potente di maschilismo, c'è l'idea che le donne possono essere solo scelte dagli uomini e non possano scegliersi. Credo che ci sia in una parte della dirigenza una potente lontananza dalla realtà e dalla vita reale».
Eccolo qui il risultato di anni di battaglie strumentali nel nome dei diritti delle donne: le quote rosa, oltre che inutili, erano solo uno specchietto per le allodole, da propinare agli altri, ma da tenere ben lontano dalla soglia di casa propria.
Un cortocircuito dell'ipocrisia che non riguarda solo la sinistra italiana: basti vedere chi è a capo della Commissione europea (Ursula von der Leyen) e chi presiede il Parlamento europeo (Roberta Metsola). Guarda caso due donne, guarda caso di centrodestra.
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