Rabbia per Philippine. L'assassino straniero doveva essere espulso

La 19enne uccisa al Bois de Boulogne. Il killer era già stato condannato per stupro

Rabbia per Philippine. L'assassino straniero doveva essere espulso
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È già un caso politico in Francia e sta nuovamente infiammando lo scontro su immigrazione e «lassismo giudiziario» il brutale omicidio di Philippine Le Noir de Carlan, studentessa di 19 anni trovata morta al Bois de Boulogne di Parigi, uno dei parchi più vasti e frequentati, a ovest della capitale francese. Fra i suoi 800 ettari, 15 chilometri di piste ciclabili e 28 di percorsi a cavallo scelti dai parigini per i week end di relax, il parco nasconde anche un sottobosco di malavita e degrado, prevalentemente legati alla prostituzione, e nei giorni scorsi ha occultato il corpo di Philippine.

Brillante studentessa al terzo anno di Economia e Ingegneria Finanziaria della rinomata Università di Paris-Dauphine, descritta come una ragazza gentile e solare, Philippine amava passeggiare e si dirigeva spesso a piedi al suo appartamento non lontano dal Bois de Boulogne, nel XVI arrondissement, per poi rientrare nei fine settimana dalla famiglia a Montigny-le-Bretonneux, a un'ora di treno da Parigi. Venerdì scorso, però, le sue tracce si sono perse. I familiari l'hanno aspettata invano, fino a quando hanno avvisato la polizia. Philippine è stata ritrovata il giorno dopo nel parco, semisepolta e con segni di sevizie e lesioni sul corpo. Sarebbe morta per asfissia.

Il suo probabile assassino, catturato dopo una caccia all'uomo basata su Dna, ore di studio delle telecamere di sorveglianza e geolocalizzazioni, è Taha O., marocchino di 23 anni entrato in Francia nel 2017 con un visto turistico, ma rimasto nel Paese da irregolare, nonostante una condanna a sette anni di carcere per lo stupro di una ragazza di 23 anni nel 2019. Su Taha pendeva un provvedimento di espulsione seguito a cinque anni di carcere. Il giovane era stato trasferito in un centro di detenzione amministrativa a Metz, dove ha trascorso l'estate in attesa di essere rimandato in Marocco. Ma a settembre un giudice lo ha rimesso in libertà vigilata, con obbligo di firma. Dopo l'omicidio di Philippine, l'uomo è scappato, è sfuggito alla polizia che lo inseguiva, ma alla fine è stato fermato in Svizzera, alla stazione di Ginevra.

Per la Francia, reduce da un'elezione in cui le questioni sicurezza, immigrazione e razzismo sono state centrali, è uno choc. Il ministro degli Interni, Bruno Retailleau, che appena tre giorni fa ha promesso lo «stop agli ingressi illegali» nel primo Consiglio dei ministri del nuovo governo Barnier, ieri ha ribadito la sua proposta di cambiare le leggi sull'immigrazione sull'onda dell'omicidio di Philippine. Ma non è tutto. Il Paese si chiede come sia stato possibile che un soggetto pericoloso, ritenuto un probabile recidivo, sia stato liberato. E sono in molti a puntare il dito sulle falle giudiziarie che finiscono per tutelare i carnefici e provocare altre vittime. Ma anche su questo caso la Francia si divide. Per il leader del Rassemblement National di Marine Le Pen, Jordan Bardella: «La nostra giustizia è lassista, il nostro Stato è disfunzionale, i nostri leader lasciano che i francesi convivano con bombe umane». Fra le questioni, l'estrema destra solleva - come prevedibile - il tema immigrazione. A sinistra, invece, i temi sono altri.

Il Nouveau Front Populaire parla di «femminicidio» (la deputata Sandrine Rousseau), di «giustizia che funziona con mezzi ridotti» (Olivier Faure, segretario dei Socialisti) e di «errori nella catena penale e amministrativa» (François Hollande).

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