Il racconto del monsignore: "Battuta per sdrammatizzare"

Un vescovo presente all'incontro: "Clima scherzoso, nessun intento omofobo"

Il racconto del monsignore: "Battuta per sdrammatizzare"
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E alla fine sono arrivate le scuse di Papa Francesco. Dopo alcuni giorni di polemica infuocata, su quella frase, «c'è già troppa frociaggine in giro...», pronunciata dal Pontefice sul tema dell'omosessualità nella Chiesa, con un comunicato la Sala Stampa vaticana mette la parola fine alla vicenda con al centro Bergoglio e le sue parole sul mondo gay.

Insieme alle scuse, nel comunicato si ribadisce quanto già affermato dal Pontefice in altre occasioni: «Nella Chiesa c'è spazio per tutti». Insomma, la linea di Bergoglio rimane invariata, nessun cambio di rotta rispetto a quanto già affermato in più occasioni nel pubblico e nel privato. Basti ricordare, ad esempio, la dichiarazione «Fiducia supplicans» del Dicastero per la dottrina della fede, controfirmata da Francesco, con la quale si autorizzano le benedizioni (non liturgiche) alle coppie omosessuali. Ma per i seminari il discorso è diverso. A spiegarlo a Il Giornale è uno dei vescovi presenti a quell'incontro a porte chiuse con Papa Francesco. Il monsignore chiede di rimanere anonimo «per non finire nel tritacarne», ma assicura che quel pomeriggio «il clima era disteso, fraterno e scherzoso, un clima familiare». E allora? Perché quella battuta del Papa è stata raccontata in questo modo? «Perché non tutti gli sono fedeli. Dopo quella frase, io come tanti altri miei vicini di posto ci siamo fatti una risata, perché abbiamo capito che era un modo per sdrammatizzare. Altri hanno borbottato qualcosa contro il Santo Padre. E penso che questi siano coloro che hanno raccontato in giro di quella frase sopra le righe. Perché stupirsi? Anche Giuda ha tradito Gesù Cristo per trenta denari...». Più di un alto prelato ha racconto di aver capito sin da subito che nella frase del Papa non c'era alcun intento omofobo.

Ma come si è arrivati, alla fine, a quella battuta? Il monsignore chiarisce: «Tutto è iniziato con la domanda di un fratello vescovo che ha chiesto al Papa: Come dobbiamo comportarci se in seminario si presenta un candidato con tendenze omosessuali?». E il Papa ha fatto quella battuta? «Assolutamente no! Il Papa ha prima citato con una precisione impressionante il documento del Dicastero per il Clero del 2016 che richiama l'Istruzione approvata da Benedetto XVI nel 2005, ossia che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini Sacri, coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Ha spiegato bene il suo punto di vista e ha dato tutte le delucidazioni in merito. Poi, alla fine della risposta, per scherzare un po', ha fatto quella battuta».

Nelle ricostruzioni pubblicate nei giorni scorsi da quotidiani e siti web, sono state riportate altre presunte affermazioni scivolose del Papa. Il vescovo smentisce: «Non ci sono state altre frasi volgari, qualcuno ha scritto che il Santo Padre ha parlato di checche, ecc.

Tutte fantasie! Sono molto dispiaciuto di quanto sta avvenendo in questi giorni, perché penso che fosse chiaro a tutti i presenti che da parte del Papa non c'era un intento omofobo: sappiamo bene cosa pensa il Pontefice a proposito di omosessuali e transessuali. E ve lo dice uno che non è del tutto d'accordo con le sue nuove aperture!».

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