Raggi complotta in chat contro il nemico interno

Svelate le conversazioni sull'ex candidato De Vito: «Inaffidabile». La Lombardi? «Non pensa»

Raggi complotta in chat contro il nemico interno

Roma - Roberta Lombardi? Per Virginia Raggi non fa «pace con il cervello prima di parlare». La grande nemica della sindaca di Roma nel M5s sosteneva la candidatura di Marcello De Vito, sfumata per un dossier risultato falso che si sospetta ideato proprio dall'attuale prima cittadina e dal suo «raggio magico».

Quanto a De Vito, Virginia lo definiva allora «inaffidabile come candidato sindaco», uno che vuole «forzare la mano per fare come vuole lui».

L'ultima chat tra Virginia e gli altri consiglieri comunali, contro la Lombardi e il suo protetto, arricchisce il terzo fronte che potrebbe causare guai giudiziari alla conquistatrice del Campidoglio. Che oggi dovrebbe essere ascoltata come indagata dai pm, per difendersi dalle accuse di abuso d'ufficio e falso per la promozione di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele, da un mese e mezzo in carcere per corruzione per l'affaire Scarpellini. L'imprenditore lunedì sarà ascoltato in Procura e sembra voglia collaborare. È probabile un giudizio immediato e la sindaca potrebbe patteggiare, viste le prove contro di lei.

Ma Beppe Grillo conferma la sua fiducia alla sindaca e lei annuncia che una donna guiderà il nuovo assessorato ai Lavori pubblici, che avrà le deleghe finora dell'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, uno dei più critici verso la Raggi. Questo mentre le ultime chat ed e-mail descrivono il clima di lotte intestine che l'hanno portata sulla poltrona lasciata da Ignazio Marino. Virginia vuole diventare sindaca e De Vito è il suo antagonista. Sulla chat parla dell'accusa, rivelatasi infondata, di accesso agli atti ai fini personali e insinua il sospetto che possa aver nascosto la verità a lei, Daniele Frongia ed Enrico Stèfano. Scrive di essere «stanca», che in 2 anni «non è cambiato nulla», deride la Lombardi che, dopo aver saputo «in faccia» la «verità» su De Vito, si lamenta in un'altra chat di non essere informata e se ne va sdegnata.

Quanto al caso Raineri di fine agosto, sembra evidente che la sindaca provocò le dimissioni del suo capo di gabinetto, scomoda per le manovre sue e dei suoi fedelissimi. La Procura della Corte dei Conti ha archiviato le indagini sulla nomina e le motivazioni confermano che era regolare. Eppure, la Raggi chiese il parere dell'Anac, avanzando una serie di dubbi che portarono alla bocciatura dell'Autorità. «Forse- commenta Carla Raineri-, è stata colpa della fretta con cui l'Anac ha reso il parere.

Se Cantone mi avesse sentita, avrebbe evitato una così deplorevole censura». L'Anac replica che «non è previsto un contraddittorio» su un parere «meramente tecnico», che indicava anche «un'alternativa» e poteva essere «impugnato di fronte alla giustizia amministrativa».

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