All'assemblea capitolina la neo-sindaca Virginia Raggi parla dei suoi programmi per la scuola e i trasporti, la cultura, la digitalizzazione e il ripristino della legalità. Ma sa bene che è sui rifiuti traboccanti dai cassonetti che i romani l'aspettano alla prima prova.
E mentre scorrono veloci i giorni che la separano dal termine del 20 agosto, dato all'Ama per ripulire la Capitale, si ritrova sotto attacco dalle opposizioni, Pd in testa, per l'assessora all'Ambiente accusata di conflitto d'interesse. Non solo i 12 anni di consulenze di Paola Muraro, compensati dall'Ama con un milione di euro, ma anche il doppio incarico tra il 2010 e il 2012 per l'azienda Bioman, vincitrice di appalti da 39 milioni di euro proprio in Ama. Solita storia di controllore e controllato riassunti nella stessa persona.
Sembra, però, che neppure l'ultima denuncia incrini la fiducia della sindaca Cinque Stelle per il membro della sua giunta. Lei, la Muraro, replica sul blog di Beppe Grillo: «I vecchi partiti tremano. Molte falsità sono state scritte sul mio conto. Non ho nessun conflitto di interessi: lavorare in qualità di consulente è legittimo. Pianificano un vero e proprio golpe dei rifiuti».
La Raggi, a Palazzo Senatorio non entra nel merito, ma attacca duramente l'Ama e la gestione del presidente Daniele Fortini che oggi, alla vigilia delle annunciate dimissioni, sarà ascoltato dalla Commissione parlamentare sulle Ecomafie anche sul caso Muraro. Non una semplice consulente, sottolinea lui, ma una quasi dirigente, con «inquietanti responsabilità soggettive». In programma audizioni di Raggi e Muraro.
L'immondizia, dunque, rischia di travolgere al debutto la prima cittadina grillina. Lei punta il dito contro l'Ama, costosa, inefficiente, disorganizzata: oltre 600 milioni di euro di debiti, 250 milioni annui di extracosti e 165 viaggi di tir al giorno per esportare la raccolta differenziata. Altro che «logica integrata del ciclo vero e proprio». Dopo la chiusura della discarica di Malagrotta, ma anche prima, l'azienda dei rifiuti «incautamente non si è dotata delle infrastrutture impiantistiche necessarie, offrendo opportunità a gruppi privati e ad Acea spa di inserirsi nel settore». Di fatto, dice la Raggi, Ama è stata «relegata» ad attività di raccolta, trasporto e scarico in discarica, «con enormi costi di dotazione per contenitori, veicoli e mezzi». Compito svolto male, malissimo.
Ora, per la sindaca, Roma Capitale deve riorganizzarla, «riappropriarsi del ruolo di indirizzo operativo e di vigilanza del socio di maggioranza al 51% e ricondurre Acea Spa a servizio della città». I romani, promette, saranno incentivati anche con tariffe vantaggiose e con premi per i Municipi più virtuosi, la raccolta differenziata sarà «spinta».
La sindaca illustra i suoi progetti, che il suo sconfitto antagonista dem Roberto Giachetti bolla come «vuoti» e intanto si assiste allo scontro tra il capogruppo del Pd Michela Di Biase e il presidente dell'aula Marcello De Vito (M5S), che non concede il j'accuse alla Muraro.
«I conflitti di interesse dell'assessore aumentano - sbotta Andrea Romano del Pd - Cosa aspetta ancora il sindaco Raggi per ammettere di avere sbagliato con la Muraro, il cui profilo è sempre più imbarazzante, e accompagnarla immediatamente alla porta?».
Il gruppo di Fdi in Campidoglio annuncia una mozione di sfiducia all'assessora e un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti; il senatore di Fi Francesco Giro sospetta dimissioni «imminenti» e sollecita per coerenza i consiglieri M5S a firmare la mozione, Stefano Fassina di SI sottolinea la «poca credibilità»
della Muraro. «Paradossali» gli attacchi Pd, nota il socialista Donato Robilotta, quando l'ex sindaco Marino «attacca Zingaretti, addossando alla Regione la responsabilità dell'emergenza rifiuti, come ha già fatto Fortini».
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