«La linea sulla presidenza Rai non cambia, perché dovrebbe? Da Salvini nulla di nuovo. Il nome non è stato condiviso, come doveva». Da Forza Italia arriva la conferma del no alla nomina di Marcello Foa al vertice di Viale Mazzini. E il centrodestra traballa.
Silvio Berlusconi è nero, non è stato consultato dal vicepremier suo alleato che l'ha messo di fronte a una scelta già fatta. E lui respinge il metodo «spartitorio», che considera inaccettabile. Vuole dare un segnale chiaro, anche per il futuro. Troppe sono le mosse preoccupanti del leader leghista, non solo sulle nomine.
Il Cavaliere aveva fatto arrivare a Matteo Savini la proposta di Giovanni Minoli. Nessuna risposta. Meglio, la risposta è stata: abbiamo scelto noi Foa. Neppure era stata avanzata quella dell'altro nome gradito, Fabrizio Del Noce, che a fine settimana era tornato a Roma molto speranzoso dal Portogallo dove vive da pensionato, per partecipare ad una cena con influenti amici, compresa Elisa Isoardi, compagna di Salvini alla quale è molto vicino (l'ha lanciata lui in tv, quando guidava Rai1).
Il leader di Fi, dunque, sulla vicenda Rai punta i piedi. I 7 voti degli azzurri in Commissione Vigilanza Rai Foa non li avrà. E la legge prevede che per il presidente serva il sì dei due terzi. M5s e Lega da soli non ce la fanno, anche se pare ieri fossero impegnati in una campagna acquisti tra i commissari. Si è convinta Giorgia Meloni, leader di Fdi che, pur non condividendo il metodo come Berlusconi, annuncia di non accettare «veti» su Foa perché definito «sovranista». Lo dice in polemica con il Pd, ma con le stesse parole di Luigi Di Maio, di fatto rompendo con Fi. La Meloni gioca su più tavoli, se sono vere le voci di manovre, sue e di Daniela Santanchè, rappresentante del partito in Vigilanza, per proporre in alternativa a Foa il consigliere di Fdi nel Cda Rai, Giampaolo Rossi.
Per Fi non cambierebbe nulla. «Non potremo votare il candidato presidente Rai indicato dal governo - spiega il numero due, Antonio Tajani - Avremmo voluto un metodo diverso perché per legge il presidente è un elemento di garanzia, non è il governo a decidere ma il Parlamento attraverso la Commissione di Vigilanza». Parla di «delusione» per non essere stati informati, «anche dopo aver fatto proposte che potevano raccogliere un ampio consenso». Tajani sottolinea il no alle imposizioni, perché «vanno sempre rispettate le regole». Il presidente dell'Europarlamento aggiunge che «questo non ha nulla a che vedere con le giunte di centrodestra». Fi vuole sia chiaro che è la Lega a muoversi, anche sul territorio, in modo da destare sospetti in vista delle prossime regionali. «Sembra che Salvini voglia creare un casus belli per liberarsi le mani e stringere accordi con i 5S», dice un azzurro.
Oggi, fari puntati sul Cda Rai, che deve nominare il presidente con due terzi dei membri, anticipando la Vigilanza.
A 26 sì su 40 Foa potrebbe non arrivare. E se la bocciatura arrivasse domani, rimarrebbe nel Cda, si dimetterebbe, sarebbe riproposto? E senza il presidente l'ad Fabrizio Salini potrebbe procedere alla scelta dei direttori dei tg? Scenari inquietanti.
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