Rai, di tutto, di più. Mai slogan fu più attuale. Dopo il coinvolgimento delle cooperative che gestivano i bar di viale Mazzini nello scandalo di Mafia Capitale, viene a galla un'altra torbida vicenda. Nella bufera è finita Rai Pubblicità (ex Sipra), che si occupa di vendere gli spazi pubblicitari della tv di Stato. Sul modus operandi della concessionaria, da tempo nell'occhio del ciclone per i bassi ricavi e la scontistica esagerata (al ribasso), vuole far luce la decima sezione della Commissione tributaria del Lazio, a seguito di un contenzioso tra l’Agenzia dell’entrate e un inserzionista. Infatti, come riportato dal quotidiano Il Tempo, l'azienda avrebbe pagato 277mila 499 euro non in denaro (che deve essere rendicontato fino all'ultimo centesimo) da versare alla Rai, ma di merci in favore di funzionari e dipendenti dell’azienda pubblica. La vicenda è finita in due diversi esposti, che sono stati inoltrati alla Procura di Roma, per sospetti profili penali, e alla Procura della Corte dei conti, per eventuali danni alle casse dell’Erario.
Tutto inizia quando la società Bricofer spa, leader nel settore dei prodotti per ferramente, si rivolge alla Sipra, concessionaria per la pubblicità della Rai, per comprare degli spazi pubblicitari e mandare in onda il proprio spot. Il contratto viene sottoscritto dalle due parti. L'azienda privata si impegna a versare circa 300mila euro alla Rai, sotto forma di buoni acquisto da spendere nei vari punti vendita. Si legge, infatti, che la "controprestazione" alla pubblicità è "la fornitura di merce dai propri punti vendita a dipendenti Rai, muniti di buoni di vario valore", per un ammontare complessivo di 277mila 499 euro. Insomma, il denaro incassato dalla Rai per gli spot, che sarebbe dovuto finire nelle casse dello Stato, non è stato versato.
Stando ai controlli, sempre secondo Il Tempo, la Sipra disponeva la messa in onda degli spot e "ottemperava alla prestazione", fatturando per un importo di 79mila 318 euro" e, successivamente, "per un importo di 198mila 181 euro".
La Bricofer, invece, nel primo anno fatturava esclusivamente 9mila 125 euro. Questo perché era quello il valore dei buoni spesi dai dipendenti Rai in quel periodo.Ora resta da chiarire se ci sia stato, o meno, un reale danno erariale.
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