Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata. Questa frase che si trova nella Storia di Roma di Tito Livio, con riferimento alla guerra fra Roma e i cartaginesi e a Sagunto, nella Spagna romana, calza a pennello alla situazione dei partiti del governo attuale, in cui vi è una babele di discussioni, di cambi repentini di decisioni, di rinvio di decisioni. E l'economia, la finanza pubblica, l'occupazione e lo stesso destino dell'Italia ci vanno di mezzo, perché il litigio e l'incertezza sono le peggiori nemiche delle buone regole di governo. Con pesanti e inevitabili ripercussioni sulle famiglie e sulle imprese, costrette a fare i conti con il sistema Paese e quindi con le stesse decisioni dell'esecutivo. Lo stesso metodo che ha adottato dall'inizio della pandemia il premier Conte - di concerto con il ministro della salute Speranza di Leu e con i leader degli altri tre partiti del governo - di decidere divieti e permessi, aperture e chiusure con Decreti del presidente del Consiglio dei ministri (sulla base di delibere del Comitato di esperti del Consiglio superiore di Sanità) ha creato disorientamenti, perché i Dcpm venivano sempre emanati all'ultimo minuto e cambiavano di continuo. Ora anche questo meccanismo si è inceppato, perché non si sa più chi abbia il timone della navigazione a vista. L'esito è sotto gli occhi di tutti ed è uno stallo generalizzato. La stagione sciistica è bloccata dal fatto che il protocollo per gli impianti di risalita non è stato emanato. Per le scuole non si sa come risolvere la questione dei trasporti, per la loro apertura e quando. C'è la nebbia folta sulle «macro decisioni» di investimenti pubblici e privati, che si dovrebbero fare, con l'utilizzo dei fondi europei. Si farà la ferrovia ad Alta velocità Salerno-Reggio Calabria? Si riapriranno i cantieri del Ponte sullo Stretto, facendo rivivere il gruppo di imprese e il progetto iniziati e poi bloccati? Ai 5 Stelle parlare di Alta velocità fa venire l'orticaria, e il Ponte sullo Stretto, di cui io mi occupavo in parlamento all'inizio degli anni 90, veniva bocciato quando si chiedeva lo scrutinio segreto, perché avversato da compagnie di traghetti e da mafia e ndrangheta. Ora gli avversari del «Ponte» sono, anzitutto, i politici che preferiscono monopattini e biciclette e quelli che per evitare la «spaccatura» acconsentono. Ma come si possono fare gli investimenti in genere, se non ci sono procedure commissariali e regole certe per sbloccare i progetti? A metà di quest'anno termina il blocco dei licenziamenti. Che succede se non partono gli investimenti e se non si pagano i ristori alle imprese chiuse per abbassare l'indice di contagio, e che ora rischiano di fallire? Sono in arrivo poi le cartelle esattoriali.
Come pagarle, nelle condizioni attuali? Un condono, reso necessario dall'emergenza, darebbe quei soldi di cui ora si va alla ricerca con tenaglie fiscali che mandano in insolvenza le imprese barcollanti. Non si può continuare così. Sagunto sta per esser espugnata.
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