Reati climatici e fascismo Il delirio politico di Carola

La paladina dei migranti in lista con Die Linke propone pure di tassare le compagnie energetiche

Reati climatici e fascismo Il delirio politico di Carola
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Da speronare le motovedette della Guardia di Finanza a candidarsi con la sinistra alle europee il passo è breve. Dopo l'annuncio dei giorni scorsi di una discesa in campo di Carola Rackete con Die Linke in Germania alle elezioni del 2024, la campagna elettorale della paladina dei migranti è già iniziata. In un'intervista al quotidiano «la Repubblica», la Rackete ha annunciato i temi che intende trattare nei prossimi mesi. Più di un programma sembra un misto tra un film horror e una commedia tra espropri, lotta al fascismo e ai negazionisti, proposte campate per aria, insulti al governo italiano.

La autoproclamata «watchdog ecologista» afferma di essersi candidata per la «giustizia climatica»: «Mi sono confrontata con alcuni amici dei movimenti a tutela dei diritti e con persone che non vivono in Europa ma subiscono le politiche decise a Bruxelles, compresa la pratica del fracking per estrarre gas. Non sono rappresentati politicamente. In più, in Germania abbiamo il 14 per cento degli adulti che non vota perché non ha il passaporto tedesco. Un vuoto di democrazia inaccettabile. Quindi, ho deciso di essere la loro voce».

Una voce tutt'altro che di buon senso a giudicare dalle sue proposte: «Se vogliamo fermare la crisi climatica, dobbiamo ritenere responsabili i responsabili. Mi spiego: le grandi compagnie di petrolio, gas e carbone che hanno causato la crisi climatica, devono essere socializzate».

Come se non bastasse l'idea di socializzare le compagnie energetiche in pieno stile sovietico, la Rackete aggiunge: «Vanno presi i profitti che hanno fatto derubando la Terra e vanno distribuiti per finanziare la transizione ecologica».

Da qui la spiegazione su come realizzare il progetto: «Tecnicamente si può fare: in Germania nell'ultimo anno sono state nazionalizzate alcune compagnie del combustibile fossile perché stavano per fallire a causa delle fluttuazioni del mercato dovute alla guerra in Ucraina».

Ma l'invettiva dell'attivista tedesca non finisce qui e non poteva mancare un'accusa alla destra europea, compresa quella di governo in Italia, di negazionismo dei cambiamenti climatici: «A Bruxelles lotterò contro i negazionisti e contro i think tank che diffondono notizie false per influenzare la politica». Nella macedonia in salsa tedesca c'è spazio anche per un richiamo al pericolo fascismo, secondo la Rackete è in corso una deriva post-fascista in Europa che, ca va sans dire, riguarda anche l'Italia: «In Germania col partito Afd, ma anche in Francia con Marine Le Pen, in Polonia e Ungheria dove si stanno muovendo in direzione autocratica. E in Italia anche, dove un membro del vostro governo si è fatto fotografare con la divisa nazista e altri rivendicano con orgoglio origini fasciste. È un problema comune che va affrontato creando un'alleanza antifascista in Europa».

Immancabile anche il riferimento al leader della Lega Matteo Salvini - da sempre un'ossessione per la tedesca - che, commentando il voto del Senato che ha negato l'autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier per le opinioni espresse sulla Rackete nel 2019, ha affermato: «Sempre difficile mettere i potenti di fronte alle proprie responsabilità».

Infine c'è spazio per lo stereotipo della destra contraria all'ambiente e ai diritti umani: «Salvini deve fare pace con un fatto: i magistrati italiani hanno fatto cadere ogni accusa contro di me. È interessante però vedere che l'estrema destra italiana e quella tedesca hanno reagito allo stesso modo alla mia candidatura. Alle prossime Europee la gente dovrà scegliere tra chi ha quel tipo di visione e chi invece propone la tutela dei diritti umani e dell'ambiente».

Non resta che attendere pochi mesi e scoprire

quale sarà il risultato delle elezioni europee che diventano ancor più interessanti dopo la candidatura di Carola Rackete ma in verità non ha stupito più di tanto poiché sono anni che fa politica ma a bordo di una nave Ong.

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