E venne il mercoledì delle guarigioni. Il dato che più colpisce nel bollettino della Protezione civile di ieri è quello delle persone «negativizzate», che in un solo giorno aumentano di 8.014 unità, record clamorosamente più alto rispetto a quello precedente, che risaliva al 30 aprile ed era di 4.693. Un dato talmente più elevato rispetto alla media e ai dati degli ultimi giorni, tutti attorno ai 2mila, da far sospettare che nella raccolta dei dati ci sia stato un effetto tappo. E infatti a spulciare nei dati ragionali si scopre che solo in Lombardia i «miracolati» sono stati quasi 6mila (esattamente 5.881), ciò che fa intuire che nella regione si siano accumulati un po' di guarigioni dei giorni scorsi
Naturalmente il dato dei dimessi (il cui totale è di 93.245 ed è la prima volta che i guariti superano i casi attivi) falsa tutti gli altri dati. Il numero dei casi attivi scende sensibilmente, da 98.467 a 91.528, con un calo di 6.939 che «straccia» il record precedente di -3.106 del 30 aprile. Se però si guarda al numero totale di casi si segnala un aumento di 1.444, che corrisponde quindi ai nuovi casi. Il totale attualmente è di 214.457, con la Lombardia sempre in testa con 79.369. Colpisce la sproporzione regionale dei nuovi casi, con la Lombardia che con 764 si «accolla» oltre la metà di quelli nazionali, mentre in otto regioni (Friuli-Venezia Giulia, provincia autonoma di Bolzano, Umbria, Sardegna, Valle d'Aosta, Calabria, Basilicata e Molise) registrano meno di dieci casi ciascuna. La Lombardia è in testa anche nel numero di casi attivi con 31.753, il 34,7 per cento dei malati attuali. Segue il Piemonte con 14.858, l'Emilia-Romagna (14.858), il Veneto (6.789), la Toscana (5.088), il Lazio (4.433), la Liguria (3.306) e le Marche (3.236). Tra i positivi 1.333 sono in terapia intensiva, un dato che è in calo di 94 unità ed è oltre un terzo inferiore a quello del 3 aprile, quando i pazienti più gravi erano 4.068. In calo anche i ricoverati «semplici», che sono 15.769 e scendono di 501 casi: il 3 aprile erano 28.741. Ormai oltre tre quarti dei positivi è in casa in isolamento fiduciario: 74.426.
Spegne un po' il sorriso il dato sui morti, che non scendono come ci si aspetterebbe: ieri i nuovi decessi sono stati 369, tra i più alti degli ultimi dieci giorni. Il numero totale di decessi è 29.684, e la Lombardia «fattura» circa la metà delle croci: 14.611, il 49,22 per cento del totale nazionale. Ieri in Lombardia si sono contati 222 decessi. Resta alto anche il tasso di mortalità della Lombardia, pari al 18,41 per cento dei casi. Un dato molto più alto della media nazionale, il 13,84 per cento. Ciò che fa intuire non che in Lombardia il coronavirus sia stato più aggressivo che altrove, ma che a Milano e nelle altre undici province il numero dei contagi sia più sottostimato che altrove.
Come sempre i dati vanno parametrati al numero dei tamponi fatti, un dato scivoloso ma che comunque dà una buona idea della misura dei dati: ieri sono stati messi a referto 64.263 nuovi test su 37.771 nuovi soggetti. Il che vuol dire che la percentuale di nuovi contagi sui tamponi è del 2,24 per cento (dato che cresce al 3,82 per cento se si considerano i «nuovi» tamponi).
Naturalmente i numeri si possono leggere in tanti modi. Ogni giorno qualcosa va bene e qualcoa va meno bene.
Per cui è utile il dato della fondazione Hume che ogni giorni misura la «febbre» all'emergenza Covid-19 grazie a un dato che riassume tutti i fattori: ieri la temperatura per l'Italia era di 30.6 gradi pseudo-Kelvin, in diminuzione di 2.3 gradi rispetto a quella del giorno precedente. Il massimo della febbre risale al 27 marze e toccò 100. Giorni per fortuna lontani.
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