Una cabina di regia di fatto. La gestione del recovery fund del governo guidato da Mario Draghi sarà saldamente in mano a uomini di sua fiducia. Se nella lista dei nomi che il premier ha portato al Quirinale la sorpresa sono i politici doc e le nove conferme, i dicasteri economici sono a sua immagine e somiglianza. Tutti tecnici, con l'unica eccezione del leghista Giancarlo Giorgetti, allo Sviluppo economico.
La breve stagione del ritorno della politica nel dicastero dell'Economia si interrompe. In via XX settembre, il Pd Roberto Gualtieri, primo titolare del ministero iscritto a un partito dal 2008 (2001 con Vincenzo Visco se si esclude il tecnico-politico Giulio Tremonti) sarà sostituito da Daniele Franco.
Ex Ragioniere generale dello Stato fino al maggio scorso. Uomo di Bankitalia vicino a Draghi, grand commis di Stato preso di mira dal portavoce di Giuseppe Conte, Rocco Casalino, come simbolo dei funzionari che avrebbero frenato l'attività del precedente esecutivo.
Scelta non casuale. Il ministero dell'Economia è quello che tiene aperti i canali di comunicazione con l'Europa. Sulla scrivania di Quintino Sella - che si trova nel grande ufficio con caminetto nel quale Franco entrerà da ministro - potrebbe tornare la regia del Recovery fund, sul quale Palazzo Chigi dell'era Conte II aveva esercitato una prelazione.
È il secondo dossier in ordine di urgenza del governo, subito dopo i vaccini. Proprio ieri i presidenti della Commissione Ue Ursula von der Leyen, del Consiglio Antonio Costa e del Parlamento europeo Sassoli hanno siglato il regolamento del recovery. Già il 19 il piano è operativo. I paesi membri hanno poi tempo fino al 30 aprile (71 giorni) per approvarlo.
La spoliticizzazione dei ministeri economici passa anche dalla conferma di Luigi Di Maio agli Esteri a scapito di un'altra poltrona che sembrava essere stata riservata dal M5s.
Alla guida del dicastero per la Transizione Ecologica chiesto da Beppe Grillo in persona, andrà il fisico italiano Roberto Cingolani, attuale Chief Technology & Innovation Officer di Leonardo. Un curriculum di tutto rispetto per affrontare il complesso passaggio ad una società sostenibile e green. Riforma chiave tra quelle richieste dall'Ue.
Cingolani conta esperienze nei maggiori centri di ricerca dagli Usa al Giappone alla Germania e, prima di entrare in Leonardo, è stato Direttore Scientifico dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova. Partecipò alla Leopolda di Matteo Renzi del 2019.
Se Draghi manterrà le proporzioni decise dal governo Conte II il nuovo dicastero dovrà gestire quasi 70 miliardi del Recovery fund nazionale, un terzo dei 209 assegnati all'Italia.
Al nuovo dicastero vanno alcune importanti competenze dello Sviluppo economico. Ministero assegnato al leghista Giorgetti.
Va ad un altro tecnico, il manager Vittorio Colao, il ministro per l'Innovazione tecnologica e Innovazione digitale. In questo caso un dicastero senza portafoglio (cioè senza autonomia di spesa) ma che comunque presidia un altro tema fondamentale del Recovery, i 46 miliardi (sempre secondo lo schema del precedente governo) destinati alla digitalizzazione.
A Enrico Giovannini, economista e statistico, ex presidente dell'Istat, il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Il capitolo della mobilità sostenibile al momento impegna 32 miliardi del recovery italian. Dovrà anche gestire il delicatissimo dossier Alitalia e anche quello Autostrade.
Unica eccezione al monocolore tecnico sui ministeri economici, lo Sviluppo economico assegnato a Giorgetti. Leghista vicino al cuore produttivo del Nord Italia ed europeista.
Allargando il perimetro ai dicasteri chiave, anche l'incarico di Renato Brunetta è un'eccezione. La modernizzazione della Pubblica amministrazione è una riforma chiave che dovrà accompagnare il Recovery plan e tocca all'esponente azzurro.
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