Dopo l'abolizione del reddito di cittadinanza resta una nuova forma di welfare più elitaria e remunerativa: il reddito di fascistanza. Si tratta di un reddito che spetta a scrittori, intellettuali, attori, giornalisti, opinionisti che hanno fatto del tema fascismo una forma di introito che garantisce lauti guadagni.
Per ottenere il reddito di fascistanza è necessario scrivere libri, articoli, recitare film e serie tv, organizzare spettacoli teatrali dedicati al fascismo. Unica regola di ingaggio: dopo aver scritto un libro o recitato un film con Mussolini protagonista è necessario rilasciare almeno cinquanta interviste in cui si fa professione di antifascismo. Ha subito compreso il meccanismo Luca Marinelli, l'attore che ha interpretato Mussolini nella recente serie tv «M. Il figlio del secolo», che ha dichiarato: «Non mi volevo avvicinare a Mussolini, ma purtroppo ho dovuto farlo». Inutile dire che non solo nessuno lo ha obbligato a interpretare il Duce nella serie tv, ma è stato anche lautamente pagato, per cui il suo vittimismo è quanto mai fuori luogo.
Chi della scrittura di libri sul fascismo ha fatto una professione è invece Antonio Scurati, dal cui romanzo è tratta l'omonima serie tv. La saga di M. è diventata addirittura una pentalogia con quattro volumi già pubblicati. Nella presentazione della serie televisiva si legge che «il romanzo di Antonio Scurati M. Il figlio del secolo è stato tradotto ad oggi in 46 Paesi, ha venduto oltre 600.000 copie». Sapere quanto Scurati abbia guadagnato con i diritti d'autore è difficile, ma si può provare a fare un conteggio sul suo primo libro. Considerando che il prezzo di copertina della prima edizione era di 24 euro e che i diritti d'autore sono di solito tra l'8 e il 10%, facendo un calcolo per difetto per ciascuna copia venduta, Scurati potrebbe aver guadagnato 1,92 euro che, moltiplicati per 600.000 copie, sono 1,15 milioni di euro. Si tratta ovviamente di stime a cui aggiungere tutti gli altri suoi libri, i diritti di traduzione e cinematografici per la serie tv, le ospitate televisive, i festival a cui partecipa, gli articoli... Una vera e propria fortuna derivante dal raccontare la vita di Mussolini. Intendiamoci, tutto lecito e legale, ma stride con le continue paternali, lezioncine e patenti di antifascismo distribuite a destra e manca. L'autore ci ha preso talmente gusto a trattare di questo tema che, oltre ai romanzi su Mussolini, ha anche pubblicato un saggio intitolato «Fascismo e populismo. Mussolini oggi».
Altro scrittore che ha dedicato numerosi suoi scritti al fascismo è Luciano Canfora. Uno dei suoi ultimi libri si intitola «Il fascismo non è mai morto» e si basa sulla tesi che il fascismo sia ancora in vita, una tesi (che ricalca quella del fascismo eterno di Umberto Eco) che contraddice la visione del principale studioso di Mussolini, Renzo De Felice.
Chi ha fatto del fascismo una vera e propria ossessione (ma anche un buon business con i diritti d'autore) è il giornalista Paolo Berizzi, scorrendo i titoli dei suoi libri sono monotematici: «Nazitalia. Viaggio in un paese che si è riscoperto fascista», «L'educazione di un fascista», «È gradita la camicia nera. Verona, la città laboratorio dell'estrema destra tra l'Italia e l'Europa». L'ultima sua opera si intitola «Il ritorno della Bestia.
Come questo governo ha risvegliato il peggio dell'Italia» e, vista l'assenza della parola fascismo nel titolo, si è rimediato con tre braccia che fanno il saluto romano in copertina.Capito come funziona il meccanismo, siamo certi che avremo presto altri richiedenti del reddito di fascistanza che, a conti fatti, è un buon affare.
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