Le nuove regole sul redditometro agitano il governo. E alla fine della giornata Giorgia Meloni decide di sospendere il decreto. Poi dal governo, in serata, è trapelata l'intenzione di un «nuovo provvedimento di revisione dell'istituto».
«Mai nessun grande fratello fiscale' sarà introdotto da questo governo. Sono sempre stata contraria a meccanismi invasivi di redditometro applicati alle persone oneste», spiega la premier. «Ho incontrato il viceministro Leo, ci siamo confrontati sui contenuti del decreto e siamo giunti alla conclusione che sia meglio sospendere questo decreto in attesa di ulteriori approfondimenti perché il nostro obiettivo è e rimane quello di contrastare la grande evasione e il fenomeno inaccettabile ad esempio di chi si finge nulla tenente ma gira con il Suv o va in vacanza con lo yacht senza però per questo vessare con norme invasive le persone comuni. Abbiamo ereditato una situazione molto pericolosa nella quale non c'è alcun limite al potere discrezionale dell'amministrazione finanziaria di contestare incongruenze tra il tenore di vita e il reddito dichiarato. Da qui la necessità di emanare un decreto ministeriale che prevedesse precise garanzie per i contribuenti. Quel decreto ha però prodotto diverse polemiche». Una proposta di abolizione era già arrivata dalla Lega. Con un ordine del giorno al dl Superbonus il partito aveva chiesto al governo «di confermare il superamento dell'istituto del redditometro».
E Matteo Salvini aveva dichiarato: «Bene che il governo, come auspicato con grande chiarezza dalla Lega, abbia deciso di stoppare il grande fratello fiscale. Avanti con il buonsenso». La linea del Carroccio non è troppo distante da quella di Forza Italia. Antonio Tajani, a sua volta, si schiera in maniera decisa contro il redditometro. «Non funziona: è uno strumento obsoleto e superato che piace alla sinistra e crea un sacco di contenziosi. Farò di tutto perché venga abolito». Poi il placet, dopo la scelta della premier: «Sono molto soddisfatto per la decisione di Giorgia Meloni». Matteo Renzi punta il dito contro chi sostiene che il redditometro sia una sua creazione. «Il governo ha mentito in una nota ufficiale dicendo che il redditometro è stato voluto dal governo Renzi nel 2015. Falso. Il redditometro è una misura del governo Berlusconi». In realtà questo strumento nasce da un decreto presidenziale che risale al 1973, decreto che non è mai stato abrogato. Ci sono alcuni punti che vanno tenuti in conto e che il Mef fa presenti. Innanzitutto la sollecitazione della Corte dei Conti che chiede di chiarire il perimetro della norma precedentemente esistente. Il fatto che il nuovo decreto andrebbe a colpire soltanto i grandi evasori, introducendo al contrario maggiori tutele per i contribuenti visto che a differenza del passato verrebbe preso in considerazione il reddito dell'intero nucleo familiare, compresi i conviventi stabili. Inoltre l'accertamento avverrebbe soltanto in presenza di uno scostamento del 20% tra gli indicatori di capacità contributiva, una soglia più alta di quella attuale.
Infine verrebbe valorizzata la propensione al risparmio e previsto un doppio contraddittorio obbligatorio. Bisogna però fare i conti con la percezione di una «invasione» della sfera personale che questa norma evoca. E lavorare per individuare ulteriori garanzie e contrappesi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.