È scattato l'assalto alla diligenza. L'obiettivo che guida il governo è togliere più soldi possibile a chi lavora nel privato per darli a dipendenti pubblici (aumenti contrattuali, «mezzo milione di nuove assunzioni nella Pa» promesse dalla ministra grillina Dadone) e dirigenti pubblici, la base elettorale ipersindacalizzata che garantisce voti in base a quanto riceve. Mentre la maggioranza affila i coltelli per tartassare anche le auto aziendali, dall'altra spalanca il portafoglio per coprire di soldi il personale di Palazzo Chigi. Fondi per abbassare le tasse non ce ne sono, tranne per i dipendenti del palazzo, per loro si trovano sempre. Persino per aumentare i loro stipendi già altissimi, un'anomalia assoluta se confrontati con quelli dei dirigenti pubblici degli altri paesi Ue che guadagnano molto meno rispetto ai colleghi italiani. Ma pure rispetto alla Casa Bianca, dove i funzionari di grado più elevato arrivano a 158mila euro, mentre la media dei dirigenti di Palazzo Chigi è 200mila euro (più i premi, che ricevono tutti nessuno escluso ogni anno). Era necessario, mentre si stangano i lavoratori privati e si tassano persino bibite e sacchetti di plastica, aumentare gli stipendi a Palazzo Chigi? Evidentemente per Giuseppe Conte era una priorità, ed ecco servito il regalo sul piatto d'argento: in un emendamento al decreto legge Riordino dei ministeri, già bollinato dalla Ragioneria Generale dello Stato, il governo stanzia la bellezza di 5 milioni di euro in più per gli impiegati della Presidenza del Consiglio e 2 milioni per i dirigenti, per un totale di 7 milioni di euro. «A decorrere dall'anno 2020 il fondo per le risorse decentrate del personale non dirigenziale della presidenza del Consiglio dei ministri è incrementato di 5 milioni di euro annui - si legge nella proposta normativa - ed il fondo per la retribuzione di posizione e per la retribuzione di risultato del personale di livello dirigenziale non generale è incrementato di 2 milioni di euro annui». Il decreto per il riordino dei ministeri dovrebbe approdare in Senato martedì 5 novembre, dunque teoricamente c'è ancora la possibilità di bloccare questa marchetta governativa. Sempre che qualcuno nella maggioranza voglia inimicarsi i dipendenti di Palazzo Chigi, quelli che lavorano a stretto contatto con Conte e Casalino per intenderci.
Ma stava per passare un'altra vergognosa mancia governativa, una norma nella bozza della legge di bilancio che stanziava ben 100 milioni di euro per aumentare le indennità aggiuntive di funzionari e dirigenti dei ministeri e della presidenza del Consiglio. La marchetta è stata scoperta per tempo e il governo è stato costretto a toglierla dalla bozza definitiva. Ma uscita questa dalla porta, è rientrata dalla finestra l'elargizione per il personale di Palazzo Chigi. Forse gli unici lavoratori italiani (in compagnia di quelli di Camera, Senato e Quirinale) per cui la crisi economica non è mai esistita. Ogni anno le spese per le loro retribuzioni aumenta, in cinque anni gli stipendi sono aumentati del 45%.
I costi della macchina amministrativa lievitano a numeri mostruosi, come quello dei dipendenti: 2.091 di cui 269 dirigenti (più del 10%). Troppi che guadagnano troppo. Ma per Conte e soci era prioritario farli guadagnare ancora di più. Sarà questo il «nuovo umanesimo» dell'avvocato?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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