La quarta ondata è (finalmente) giunta al picco. Ma impostare la nuova fase di discesa non è semplice. Nè a medio nè a lungo termine. Le nuove regole volute dal Governo stanno strette alle regioni e ai medici: non piacciono i nuovi criteri sui colori e sulla mobilità, i nuovi metodi di conteggio dei malati e le nuove disposizioni su green pass e quarantene.
Tanto che il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ha deciso di fare da sè e di firmare un'ordinanza libera no vax: da ieri pomeriggio anche i passeggeri senza green pass possono attraversare in traghetto lo Stretto di Messina per raggiungere la Sicilia purchè, durante il tragitto, stiano a bordo delle loro auto. I passeggeri senza auto devono invece trascorrere la traversata negli spazi all'aperto con indosso la mascherina.
Anche la Valle d'Aosta, ormai rossa, scalpita e chiede di rivedere le misure per non compromettere la stagione sciistica. Già nei giorni scorsi sono fioccate le disdette da parte dei turisti in vista del cambio di colore. «La zona rossa per noi è una tragedia - ammette il presidente regionale Erik Lavevaz - Chiediamo al Governo un diverso conteggio dei malati, che comprenda chi è ricoverato per il Covid e non con il Covid, ma soprattutto chiediamo la possibilità di avere una franchigia sui posti letto in ospedale». Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri non prevede sconti o rivoluzioni nella gestione dei colori, anche perchè - se le previsioni sono veritiere - tra un po' nessuna regione sarà nemmeno più gialla. Sono previsti invece allentamenti sulle quarantene per gli asintomatici, per il loro isolamento, per la rimodulazione della scuola e delle attività lavorative.
I dirigenti medici spronano a guardare in faccia il vero problema, senza operazioni di maquillage sui numeri. Tutti gli ospedali, sottolinea l'Anaao, «hanno evidenti problemi di personale e posti letto e necessitano non di fumose e oziose discussioni sui metodi di calcolo quanto di soldi e risorse fresche». Il gioco dei vasi comunicanti, prodotto dalla riconversione di interi reparti e dalla chiusura di attività ambulatoriali e chirurgiche non urgenti, «porta - secondo Anaao - acqua alla pandemia parallela delle prestazioni rinviate, negazione di un diritto costituzionale e causa di future malattie». Secondo il sindacato, «si sta mettendo a rischio la sanità pubblica di oggi e quella di domani».
«La modifica dei criteri - ribadisce anche il presidente dei medici Fnomceo Filippo Anelli - non può camuffare la tragicità e la portata della pandemia. I numeri dei contagiati, il trend dei positivi ricoverati in area non critica e nelle terapie intensive, comunque li si conteggi, sovraccaricano gli ospedali e i percorsi di cura territoriali; e portano allo stremo i professionisti, impegnati da 2 anni nella gestione della pandemia. I pazienti positivi, anche se entrano in ospedale per altre patologie, richiedono comunque procedure di isolamento, personale dedicato».
Tuttavia l'intenzione del Governo non è camuffare i dati ma sviscerarli in modo differente per dare meglio l'idea
di quello che accade. «Il bollettino rimane - spiega Pierpaolo Sileri - è come vanno presentati i dati che fa la differenza Se il bollettino mostra 200mila contagi, si tratta di 200mila positivi, ma non di 200mila malati».
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