Governatori di nuovo in pressing e pronti ad anticipare le riaperture. A prima del 1 giugno bar, ristoranti ed estetisti dell'Emilia Romagna, vorrebbe il presidente Stefano Bonaccini. Così come anche Luca Zaia nel suo Veneto che, come ripete da tempo, considera già entrato «nella fase 3».
Trovano l'assist del consulente del governo Walter Ricciardi che in commissione Sanità boccia la strategia unica per tutto il territorio nazionale: «Un attenta gestione delle differenze tra le Regioni e una flessibilità potrebbe portare a decisioni differenziate. Inibire l'apertura di certe attività produttive o commerciali in Regioni che hanno un indice 0 non ha molto senso né dal punto di vista epidemiologico né dal punto di vista economico».
La Lombardia più cauta si limita a dare un dato: il famoso indice di contagio R0 sarebbe «sotto la media nazionale», annuncia il presidente del consiglio regionale Fabrizio Sala. Una lettera e un numero cruciali per gestire i prossimi mesi, con aperture e chiusure a seconda della curva epidemiologica. «Stiamo incrociando tutti i dati che ci arrivano e con l'aiuto di alcuni ricercatori calcoliamo il tasso di R0 al momento sappiamo che in Italia il tasso è 0,80; il tasso R0 della Lombardia è 0,75, quindi ogni persona contagia 0,75 persone cioè non più di una. L'importante è rimanere sotto l'uno». Sopra, si chiude di nuovo. E per accelerare le riaperture le giunta Fontana vara un piano aiuti per sostenere per le micro e piccole imprese lombarde a dotarsi delle misure di sicurezza, dai macchinari per la sanificazione ai termoscanner, agli arredi per il distanziamento nei locali fino ai dispositivi di protezione individuale: 18 milioni di euro di contributi fino al 70% a fondo perduto per le micro imprese.
Le altre regioni scalpitano. Se la curva epidemiologica si manterrà sotto controllo in Emilia Romagna, e «se tutto andrà come ci auguriamo, quei tempi previsti, ad esempio il primo di giugno per bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti, potranno essere anticipati», dice Bonaccini. Ma la riapertura «deve andare di pari passo con una curva che non torni ad essere preoccupante». L'ipotesi è di riuscire anche ad aprire i centri estivi per bambini.
Il Veneto freme per riaccendere tutti i motori, e c'è già un canale aperto col governo per «avere un anticipo sulle riaperture rispetto alla data del 18 maggio», dice il governatore. «Dal 10 aprile abbiamo i dati epidemiologici in calo - precisa - Sappiamo che bisogna mantenere la guardia alta, però è pur vero che ci sono categorie come parrucchieri, estetiste e negozianti ancora chiusi. Noi non possiamo aprirle, non c'è base giuridica, se lo facessimo l'ordinanza durerebbe come una stella cadente».
Come quella della Calabria, unica ad aver riaperto il servizio al tavolo dei bar e ristoranti. L'avvocatura dello Stato, per conto del governo, ha rinunciato alla procedura accelerata al Tar di Catanzaro contro il provvedimento della presidente Jole Santelli. Nessun passo indietro, precisa il ministro Boccia. La scelta è stata obbligata «solo ed esclusivamente per avere un'udienza il prima possibile, ossia già il 9 maggio. Resta, infatti, semmai aggravata la preoccupazione e l'esigenza di avere una pronuncia cautelare urgentissima a salvaguardia della pubblica e privata incolumità».
Se i dati sui contagi sono in calo, la guardia
deve restare alta perché il rischio di una seconda ondata di contagi e decessi c'è, secondo le previsioni dell'Imperial College di Londra, perché percentuale dei contagiati è «lontana dalla soglia di immunità di gregge».
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