L'economia dei paesi più industrializzati frena e l'Italia quasi si ferma. Non sono buone le notizie in arrivo dall'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo che riassume in poche righe l'andamento del Pil nel G20. Purtroppo il primo trimestre del 2022 segna un dimezzamento della crescita in quest'area strategica del globo: più 0,7% contro un più 1,3 nel quarto trimestre del 2021. Guerra e inflazione sono una tenaglia che blocca lo sviluppo. In Italia ancora di più: il primo trimestre del 2022 si chiude con uno striminzito più 0,1% contro lo 0,7 del quarto trimestre dell'anno scorso. Insomma, se gli altri rallentano, noi siamo di fatto fermi e sempre indietro rispetto alla media dei Paesi più avanzati. Non è un momento facile per il Paese e per la Ue che sta voltando pagina. A luglio finirà il quantitative easing, l'acquisto dei titoli dei diversi paesi europei, e si annuncia anche il rialzo dei tassi d'interesse. In questa situazione, gli attacchi speculativi sono ripresi in grande stile e il mercato cerca nuovi equilibri. Ieri lo spread si blocca a quota 241,9 punti, sempre sui livelli del maggio 2020, e il rendimento del decennale italiano rimane sopra al 4 per cento, dove era a dicembre 2013. Un'altra giornata storta, mitigata dalla Borsa che contiene le perdite allo 0,32 per cento.
Il passato bussa e questi paragoni imbarazzanti fanno capire l'avvitamento in corso e dilatano le ansie di quei segmenti della maggioranza che sopportano con grande fatica l'avventura del governo Draghi. Ecco Matteo Salvini, di fatto scavalcato nei risultati delle amministrative da Giorgia Meloni, rilanciare ad alta voce i propri: «Non bastano il cognome e il prestigio del presidente del consiglio». Nella tempesta serve altro.
L'inflazione si mangia gli stipendi, le bollette aumentano esponenzialmente e ora pure lo spread torna a ballare, come ai tempi dell'ultimo governo Berlusconi. Allora il Cavaliere lasció Palazzo Chigi e al suo posto arrivó Mario Monti, ben visto dall'establishment di Bruxelles. Fu il whatever it takes di Draghi a salvare l'Europa; oggi il capo del governo, un esecutivo in difficoltà su tutti i fronti, pare la vittima della situazione che si sta delineando nelle ultime settimane: l'inflazione galoppante ha spinto le autorità della Bce a togliere gli scudi che hanno arginato le onde in questi anni.
Ora che cosa accadrà? Sul piano politico, proprio la Meloni invita i partner del centrodestra ad abbandonare l'esecutivo. La proposta non viene raccolta, almeno per ora, ma la tentazione di giocare di sponda, con incursioni e blitz, si fa sempre più forte e la Lega si trova spaccata. I governatori con Draghi, una parte del partito su posizioni più defilate, coltivando vecchie passioni antieuropee. Insomma, un quadro complesso e frastagliato, proprio nei mesi in cui l'Europa stacca gli assegni del Pnrr, un piano di ripresa e sviluppo in cambio di riforme.
Domani si riunisce l'Eurogruppo: i ministri finanziari della Ue faranno il punto sulla svolta della Bce, ma già affiorano critiche. L'arma del rialzo dei tassi, secondo Draghi e anche a sentire molti analisti, non è adatta a fronteggiare l' inflazione presente nella Ue, e importata con la vertiginosa ascesa dei prezzi del gas e delle materie prime. Nel mirino c'è anche la presidente della Bce Christine Lagarde che ha annunciato la nuova politica monetaria in modo disinvolto, senza preparare armi di riserva. Ora si parla di un nuovo meccanismo anti spread, ma al momento ci sono solo le voci. «Non tollereremo uno spread a livelli di guardia», mette le mani avanti Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce.
Si attendono le prossime mosse.
«Il mercato - spiega l'esperto di Assiom Forex Filippo Ceccarelli - sconta l'atteggiamento falco della Bce e sta cercando di testare se e come la Banca Centrale metterà in campo gli strumenti anti-spread». Attesa e sfida, in una corsa contro il tempo.
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