Le elezioni politiche hanno restituito la fotografia di un Partito democratico in declino. Le cause della disfatta elettorale sono molteplici, dalla strategia politica errata alla campagna elettorale ininfluente. A mettere il dito nella piaga è stato Matteo Renzi che, intervistato dal Corriere della Sera, ha messo a nudo tutti gli errori che il Pd ha commesso nel corso di questa settimana. Per l'ex premier c'è una tesi di fondo a cui non si può sfuggire: "Queste elezioni segnano la fine del Pd". Al Nazareno tira una brutta aria e ci si prepara al congresso.
Renzi attacca Letta
Il leader di Italia Viva se l'è presa con la tattica intrapresa dai dem, che hanno scartato il Terzo Polo dopo aver divorziato con il Movimento 5 Stelle e con Azione di Carlo Calenda. Nel mirino è finito Enrico Letta, accusato di non avere una visione politica vincente. Proprio a lui sono rivolte le stoccate di Renzi: "Il Pd ha sbagliato tutto. Poteva essere una partita giocabile se solo Letta non avesse sbagliato tutto dal primo giorno di campagna elettorale: l'ossessione di piccole vendette personali lo ha travolto".
In effetti tra i due i personalismi sono sempre stati un fattore determinante. L'astio risalente ai tempi della campanella non è scemato con il passare degli anni. Anzi, ha avuto un ruolo chiave per queste elezioni. Infatti per il numero uno di Italia Viva è stato Letta il principale responsabile della vittoria del centrodestra che potrebbe portare Giorgia Meloni a Palazzo Chigi: "La mediocrità di Letta unita all'incapacità di decidere una linea chiara ha consegnato il Paese alla destra".
Renzi ha ammesso che un campo larghissimo con tutti dentro era un'ipotesi del tutto irrealizzabile: sotto lo stesso cappello sarebbero dovuti finire partiti da visioni diametralmente opposte, segnati da veti incrociati e posizionamenti differenti. Il Pd poteva scaricare Verdi e Sinistra italiana per abbracciare Italia Viva e Azione: "Oggi la Meloni avrebbe una ventina di senatori in meno e non governerebbe l'Italia. Invece il risentimento lo ha bloccato".
C'era poi un altro scenario: il Partito democratico avrebbe potuto mollare il Terzo Polo per poi sposarsi con il Movimento 5 Stelle, visto che le sbandate a favore dei grillini non sono mancate: "Oggi Meloni avrebbe trenta senatori in meno e non governerebbe l'Italia". Alla fine però i dem non hanno scelto nessuna delle due possibilità: hanno preferito condividere la strada delle elezioni con Verdi, Sinistra italiana, +Europa e Impegno civico. Andando così a sbattere dolorosamente.
La sferzata a Conte
Renzi non ha fatto mancare una sferzata all'indirizzo di Giuseppe Conte, protagonista di un recupero di consensi grazie agli elettori del Sud. Nel Mezzogiorno hanno premiato la mobilitazione a oltranza del M5S a difesa del reddito di cittadinanza, su cui però il leader di Italia Viva è sempre stato molto severo: "Conte ha fatto una campagna elettorale ancora più populista della Meloni".
Nello specifico Renzi non ha visto di buon occhio quella dose di preferenze che gli elettori hanno affidato ai 5 Stelle per la promessa della sopravvivenza del reddito di cittadinanza, ritenuto dall'ex sindaco di Firenze uno strumento come voto di scambio: "La gente che gli fa la
claque con le tessere del reddito costituisce un momento di trash agghiacciante. La verità è che c'è un pezzo di Mezzogiorno che vuol rimanere intrappolato negli stereotipi dell'assistenzialismo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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