Prosegue il braccio di ferro tra Matteo Renzi e l'Europa. Il premier nel suo intervento all'assemblea nazionale Pd, afferma: "La flessibilità chiesta a Juncker non era un contentino all’Italia ma serviva cambiare la politica economica, dell’immigrazione, ma soprattutto ad avere la consapevolezza che di fronte a un tempo come quello che viviamo o si ha il coraggio di tornare a pensare in profondità e in grande o l’Europa diventerà un fastidioso giochino burocratico". E ancora: "L’Italia in Europa sta presentando proposte, non batte i piedi come fanno i bambini quando fanno le bizze".
Poi il premier risponde a chi lo accusa di usare l'Ue per avere consenso: "A chi dice che Renzi usa l’Ue per il consenso immediato rispondo che non ho mai sentito frase più allucinante di questa perchè è un tema che non si presta a risultati e al consenso immediato sia da punto di vista esterno, cioè di correggere la rotta, sia interno per cambiare il dibattito dentro il nostro paese". Poi arriva un messaggio per la Merkel: "Oggi la realtà dice che l’Europa è ferma, ha bisogno di essere rimessa in moto e anche dal punto di vista economico ha bisogno di una strategia non semplicemente incentrata sugli egoismi di qualche paese dominante che non riesce ad avere una strategia valida per tutti". Il premier a questo punto parla delle unioni civili: "Nelle prossime ore ci sarà un'assemblea del Senato. Io sono disponibile a partecipare. Ci sono due alternative secche. La prima è far finta di niente e sperare che i M5s non abbiano la sindrome Lucy. La seconda è immaginare un accordo di governo, con un emendamento sul quale dobbiamo essere pronti anche a mettere la fiducia". Infine Renzi annuncia: "Martedì alle 20 al Senato approfondiamo e chiudiamo la partita sulle unioni civili. Ho dato disponibilità a partecipare alla riunione del gruppo del Senato ed è fondamentale che non si corra il rischio che in nome di uno squallido gioco politico da parte di alcune forze pronte a tutto pur di fare del male al Pd, si faccia del male anche a delle persone che hanno il diritto di guardare al futuro senza paura".
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