Renzi attacca: il pm ha violato quattro volte la Costituzione

"Ho portato davanti alla Giunta quattro prove schiaccianti di violazione della Costituzione da parte del pm di Firenze", annuncia Matteo Renzi

Renzi attacca: il pm ha violato quattro volte la Costituzione

«Ho portato davanti alla Giunta quattro prove schiaccianti di violazione della Costituzione da parte del pm di Firenze», annuncia Matteo Renzi. La sua audizione davanti alla giunta delle immunità del Senato, ieri pomeriggio, sarà un passaggio chiave per decidere sul conflitto di attribuzione per il sequestro della corrispondenza privata di un parlamentare (poi fluvialmente diffusa tramite media) operato dalla Procura che gestisce l'inchiesta sulla Fondazione Open.

Il pm, ricorda Renzi, è lo stesso che «ha arrestato mio padre e mia madre, indagato mia sorella, mio cognato, mia cognata e in varie occasioni me. Evidentemente ha una particolare sensibilità nei miei confronti». Del resto, come ha ricordato alla Leopolda, «hanno usato meno energie per inseguire Messina Denaro».

All'attenzione della giunta, l'ex premier ha posto «non la richiesta di non fare il processo a me, ma che si prenda atto di una violazione ripetuta dell'articolo 68. Io non ho violato le leggi, il pm fiorentino ha violato la Carta», che prevede che i magistrati chiedano autorizzazione al Parlamento prima di mettere le mani sulla corrispondenza privata di un senatore.

Il leader di Italia viva risponde anche agli attacchi dell'Anm: «Ho grandissima stima dei magistrati, per esempio di quelli della Cassazione che hanno detto che quel sequestro era totalmente illegittimo. Da parte mia non c'è nessuna guerra contro la magistratura, non grido al complotto. Chiedo solo che si rispettino le regole dello Stato di diritto e della Costituzione. Non mi sento un perseguitato: da parte mia non c'è nessuna guerra con la magistratura: faccio mie le parole di oggi del presidente Mattarella», parole di grande durezza sul «protagonismo» della magistratura.

Quanto al succo dell'indagine, chiede Renzi, «è giusto che in democrazia sia un pm a giudicare cosa sia un partito e che cosa no?».

Ora sarà la giunta («spero entro l'anno», dice il presidente Gasparri) a decidere se promuovere il conflitto di attribuzione.

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